DA MOSCA A SCHIRANNA

Sardarov: "La mia MV Agusta tra rilancio, progetti, obiettivi, elettrico e corse"

Il presidente e ad della casa motociclistica varesina si racconta in esclusiva a Sportmediaset.it e ci svela che...

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© ufficio-stampa

Timur Sardarov è arrivato sul lago di Varese, dalla Russia via Londra, nel 2017. Con la sua famiglia ha investito un notevole capitale in MV Agusta, lo storico marchio motociclistico reso famoso dai trionfi del mito Giacomo Agostini negli anni '60 e '70, di cui adesso è fiero presidente e amministratore delegato. Nonostante il Covid abbia complicato e rallentato i piani di sviluppo dell'azienda, Sardarov si è rimboccato le maniche e, insieme a tutti i suoi uomini, ha iniziato il progetto di rilancio. Noi lo abbiamo incontrato nella sede di Schiranna, dove ci ha raccontato come sta la MV Agusta e dove vuole arrivare. "Quando ho comprato MV, il mio obiettivo primario era quello di ridare vita alla linea dei prodotti e di fare in modo che quelli che stiamo sviluppando ci portino soldi - ha detto a Sportmediaset.it . - Perché in quel momento non avevano delle basi economiche. I costi di sviluppo, di progettazione e di realizzazione non combaciavano con il prezzo di vendita e ci è voluto un po' per cambiare questa situazione. Non è stato facile lavorare negli ultimi due o tre anni".

-Puntate molto sul progetto Lucky Explorer, che ha avuto un grande successo a Eicma: qual è il futuro di questa moto?
"Siamo molto contenti. Questo moto è un po' più di una moto. E' il progetto avventura di MV Agusta, una famiglia di prodotti, che nasce da questo posto, dall'ex Gruppo Cagiva, a cui hanno partecipato diversi brand. E' una sorta di tributo a quello spirito vincente nato alla Dakar".

-Allora avete in programma di tornare alla Dakar in futuro?
"Non ci abbiamo ancora pensato, ma nel tempo vorremmo partecipare o almeno creare una competizione che sia esclusiva per i possessori dei prodotti Lucky Explorer"

-Quando vedremo la moto su strada e a che prezzo?
"La piccola entro la fine dell'anno, mentre inizieremo la produzione della più grande l'anno prossimo. La 5.5 costerà tra i 7.500 e gli 8.500 euro, la 9.5 dai 18.000 ai 22.000 euro a seconda delle specifiche richieste dal cliente".

-Lucky Explorer è una sua idea?
"E' un'idea nostra, abbiamo un approccio democratico sul prodotto, è nata dall'interno".

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-Di sicuro è stata una grande idea, ma perché non con il marchio Cagiva?
"Ci avevamo pensato. Ma quella Cagiva Elefant ha fatto la storia solo per la Dakar. Come prodotto non è stato così buono. Cosa volevamo riportare? Se avessimo avuto una linea di prodotti Cagiva, come la Mito, la Raptor o altro, allora avrei detto sì. Ma adesso, avere solo due moto chiamate Cagiva non ci dava un plus, inoltre per i dealer sarebbe stato un grande impegno. Stiamo ancora pensando a come chiamarla, ma è molto probabile che sarà Lucky Explorer".

-Ma ci sarà la possibilità di vedere ancora moto Cagiva?
"Sì, è possibile. Non sono quando, perché adesso siamo completamente impegnati su MV, ma di sicuro è possibile. E' un nostro brand insieme a tutto quello che è collegato a Cagiva. La Mito, ad esempio, è stata un grande successo, ma anche perché era una copia di qualcos'altro (la 500 GP, ndr). Adesso non possiamo andare a riprendere qualcosa per farla sembrare un prodotto MV Agusta, anche se meno costoso. Siamo famosi per la nostra originalità e dobbiamo continuare a esserlo".

-La 5.5 di derivazione cinese forse non rispecchia i canoni di un brand premium come MV Agusta?
"Lucky Explorer è all'esterno di MV, è un progetto. E' il nostro prodotto avventura ed è creato per dare vita a una comunità. Questo è il motivo per cui entrambe porteranno lo spirito di Lucky Explorer. La grande sarà basata su una nuova piattaforma di MV Agusta e la seconda avrà una base Benelli, che è un brand italiano. Entrambe le piattaforme sono disegnate qui in Italia. Se è un rischio? Ripeto, non abbiamo mai prodotto moto adventure e questo è il motivo per cui sono un sottobrand di MV Agusta e una di loro, per motivi economici, è disegnata da noi e prodotta in Cina".

-E' una strada obbligata quella della Cina?
"Ci sono molti prodotti che sono realizzati in Cina o in India o in Thailandia. Triumph, Ducati, BMW, Harley Davidson. E' una pratica comune e lo stesso avviene anche in campo automobilistico. Si tratta solo di spostare la catena di produzione per motivi economici. Come per i telefoni che tutti abbiamo, che sono disegnati in un posto e prodotti in un altro".

-E' soddisfatto dei risultati del 2021?
"E' stato un anno difficile. Siamo rimasti sotto il nostro obiettivo di circa il 20% a causa delle forniture, di Omicron, del Covid e di tutte le problematiche legate a questo periodo. Gli ultimi due anni per il settore di produzione hi-tech in Europa sono stati molto difficili".

-Qual è l'obiettivo per quest'anno?
"Quest'anno produrremo tra le 8.000 e le 9.000 moto, che sarà un record per MV. Se non sarà scoperto un nuovo Covid, s'intende... Ma poi, dal 2023, i numeri saranno particolarmente significativi per MV Agusta. L'obiettivo? Nel 2023 approssimativamente 17.000 moto per poi crescere fino a 40.000 nel 2027 tra tutti i modelli, escludendo le mobilità elettrica".

-Quali sono i vostri piani per il mercato fuori dall'Italia?
"L'Italia per MV Agusta è il primo mercato. Il secondo sono Germania, Francia, UK, Benelux, Spagna. L'Asia viene dopo l'Europa. Per prodotti come i nostri, l'Europa è il numero uno, poi ci sono gli Usa e quindi Asia".

-Mosca e la Russia?
"Sono un piccolo mercato, lì non c'è cultura motociclistica. Il clima, le strade, il modo di intendere gli spostamenti è molto diverso. Le moto sono sicure se chi va in strada accetta i motociclisti, altrimenti diventano pericolose".

-Capitolo concessionari: state lavorando per aumentarne il numero?
"Non è stato facile incrementare la rete dei rivenditori negli ultimi due anni, sempre a causa del Covid e di tutti i problemi legati alla paranoia che ha portato nel settore finanziario, perché nessuno sapeva quando sarebbe finita. Per questo i concessionari avevano paura a investire e volevano rimanere com'erano. E' stato un po' tutto congelato. Ma stiamo lavorando per implementare i dealer. C'è uno store di nostra proprietà a Milano, che è principalmente uno spazio per mostrare chi siamo. Puntiamo ad avere molti negozi monobrand quest'anno In Italia e fare come in Francia, dove sono già tutti solo monobrand: vogliamo replicare questo modello prima da noi e poi in Europa".

-Entrerete in Borsa?
"Sì, è un'operazione prevista per il 2025 se le condizioni economiche in Italia e in Europa lo permetteranno. E' una bella storia. MV Agusta sarebbe l'unico marchio premium indipendente, che può entrare nel mercato azionario. Vogliamo essere unici in questo".

-Voi e tutto il settore moto vi aspettate degli aiuti dal governo in Italia?
"Non abbiamo mai chiesto aiuti, ma è vero che il governo italiano dovrebbe supportare le aziende molto di più di quello che sta facendo. Perché l'Italia ha una posizione unica in Europa in termini di produzione. E la produzione adesso sta avendo problemi con le forniture, specialmente dall'Asia, tanto che le aziende stanno riportando la loro catena produttiva in Europa. Questo è il motivo per cui il governo dovrebbe dare vita a più iniziative per portare lo sviluppo e l'industrializzazione in Italia o in altri paesi europei. Di sicuro sarebbe intelligente da parte dell'Unione Europea e dei singoli governi incoraggiare le aziende a riportare la produzione in casa. Questo creerebbe più posti di lavoro in Europa e in Italia nel nostro caso".

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-Parlando di corse: siete in Moto2 e nel Mondiale Supersport. Vi basta esserci o volete vincere?
"Abbiamo due team partner, non siamo impegnati direttamente in pista. In Supersport il piano è vincere, in Moto2 lavoriamo in collaborazione con una squadra (Forward Racing, ndr), ma c'è tanta strada da fare perché è una categoria molto competitiva. Vorremmo essere costantemente nelle posizioni di metà classifica per quest'anno. Non è solo per una questione di marketing se corriamo. Lo sport per MV Agusta in questo momento non ha un potenziale di marketing".

-Quando vedremo una nuova F4 o una supersportiva mille?
"Dopo il 2025. Fino ad allora abbiamo piani già davvero importanti. Sta arrivando la nuova piattaforma 950, stiamo lavorando su un'altra e poi c'è quella avventura. Per lanciare il nuovo progetto F4 ci vorrà ancora un po' di tempo".

-Quando ci sarà, tornerete in Superbike?
"Quando l'avremo, potremmo tornarci. La MotoGP? E' una cosa a se stante. Bisogna avere i giusti ingredienti, i giusti fondi, i giusti manager e i giusti partner per farla, ma non sarebbe un progetto interno a MV. Bisognerebbe portarlo fuori dall'azienda, come succede con altre squadre di grandi sport. Nessuno mischia l'azienda e le corse e noi neppure".

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-Eppure vi siete legati a un'icona dello sport come Giacomo Agostini: quanto è importante per MV?
"Giacomo è una leggenda, è il nostro ambasciatore, è uno degli sportivi più amati in Italia. Per noi è una collaborazione molto importante, abbiamo dei grandi progetti con lui. La Superveloce Ago è molto importante per noi e un grande successo".

-Tornando alla strada: vedremo una moto elettrica MV a breve?
"Crediamo che l'elettrico debba arrivare nel momento in cui la tecnologia sia disponibile per introdurla nella nostra industria in piena sicurezza. Le moto sono meno inquinanti delle auto e questo è il motivo per cui non debbano guidare il cambiamento, ma essere guidate dall'industria dei camion, del trasporto pubblico. Non abbiamo fretta di passare all'elettrico. Non ci sono veri vantaggi. Per i collegamenti, per gli spostamenti, ok, va bene. Ma per l'uso ricreativo i motociclisti che comprano MV o prodotti come i nostri, cercano emozioni, il piacere della guida. Al momento non c'è la base per andare in una direzione diversa: per le batterie e per la creazione di una nuova catena costruttiva, per le stazioni di ricarica e in generale per mettere una moto elettrica sul mercato".

-Ma un giorno si arriverà lì anche con le moto?
"Un giorno. I motori elettrici sono incredibili, sono migliori dei motori a combustione e non solo per i problemi legati all'ambiente. Ma serve tempo, perché ci dovrà essere differenza tra una MV elettrica e un qualcos'altro elettrico. In questo momento il problema maggiore sono le batterie, il loro peso, il costo. Vogliamo che alle fine il problema batterie diventi secondario. Noi non abbiamo bisogno di più coppia, stiamo spendendo soldi per ridurla e renderla utilizzabile perché sulla moto la parte a contatto con l'asfalto è limitata. Tutti parlano di elettrico, tutti ci pensano. Anche noi, ma vogliamo farlo proteggendo il nostro Dna, la nostra storia, la nostra base di clienti e il nostro valore, che è quello che ha reso MV Agusto MV Agusta".

-E' contento dei suoi primi anni in MV Agusta e in Italia?
"Si sono contento, è un bel Paese. Ho lasciato la Russia vent'anni fa, non ho mai lavorato lì e questo è il motivo per cui non ho un termine di paragone".

-Che differenze ha trovato con gli italiani e il loro modo di lavorare e vivere?
"Io arrivo da Londra e ci sono grandi differenze con quella cultura. Ma gli italiani e i russi sono molto simili. Sono una società religiosa, sono guidati dai valori della famiglia, hanno passione per quello che fanno, sono relativamente pigri, amano parlare molto, usano le mani, amano il gossip e sono molto ospitali".

-Si è sentito benvenuto quando è arrivato in MV?
"All'inizio non saprei, ma adesso di sicuro sì, perché tutti vedono gli sforzi che io e la mia famiglia stiamo facendo e questo è il motivo per cui siamo e ci sentiamo benvenuti. Poi vedremo quando si inizierà a fare i conti dei soldi guadagnati. Magari in quel momento sarà diverso".

-Prende ispirazione da qualche altro grande brand italiano?
"Di sicuro la Ferrari, per me è una sorta di idolo. Per come lavorano, per quello che fanno, per come si mettono sul mercato. La cultura, la forza del brand, la qualità. Ma se parliamo di approccio al design, direi Pagani. Questi due marchi sono un'ispirazione".

-Avete un progetto per ristrutturare lo stabilimento di Schiranna?
"Sì, stiamo lavorando su un progetto di completo rinnovamento della fabbrica nei prossimi tre anni. Vogliamo trasformarla in una fabbrica del 21° secolo. Più moderna, più attuale, che sia in grado di offrire molto di più ai nostri clienti, ma con la storia di MV. Compreso un museo".

-E' soddisfatto delle persone che lavorano in azienda con lei?
"Possiamo sempre fare meglio. Le persone e i risultati possono sempre essere migliori".

-Qual è la sua moto preferita della gamma MV Agusta?
"Mi piacciono tutte. Abbiamo rinnovato l'intera gamma e adesso tutto il range dei motori è nuovo al 100%. Mi piacciano tutte, non posso dire quale sia la mia favorita".

-Frequenta le piste in moto?
"Non di recente, ma lo faccio. Con la F3 e la F4, chiaramente, ma anche con la Brutale".

-Suo padre segue le vicende di MV?
"Questo è un grande impegno per noi, è un investimento famigliare ed è il motivo per cui mio padre fa attenzione più ai risultati, che alle moto. Ma si tratta di un marchio molto famoso, che ora è associato alla nostra famiglia. Lui come me vuole che torni ad avere successo e spera di ricostruirne la storia gloriosa, perché sotto Castiglioni è stato un disastro. Ha accettato la sfida e questo è il motivo per cui può diventare anche un orgoglio personale".

-Ma perché ha deciso di investire in MV e non in un altro brand o settore?
"E' stato un errore. Perché? Perché ho creduto a Giovanni (Castiglioni, ex proprietario del gruppo ed erede dei fondatori), una persona un po' naif. Se sono contento di averlo fatto? E' sempre una questione di equilibrio. Se avessi speso gli stessi tre anni a fare altro sarebbe stato meglio o peggio? Ma alla fine, le persone che sono qui, il prodotto che facciamo, la cultura e la passione che respiriamo, sono tutte una grande motivazione. Certo, mi piacerebbe vedere tempi più facili per me e per l'azienda nel prossimo futuro".

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