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Abramovich lascia la gestione del Chelsea: "Il club passa alla fondazione benefica"

Il magnate russo ha comunicato la decisione, che potrebbe essere legata all'invasione in Ucraina e alle relative conseguenze per il governo di Putin

Roman Abramovich non è più il presidente del Chelsea. L'annuncio è arrivato con un comunicato ufficiale. "Durante i miei quasi 20 anni di proprietà del Chelsea, ho sempre considerato il mio ruolo di custode del Club, il cui compito è garantire il massimo successo che possiamo avere oggi, oltre a costruire per il futuro, e allo stesso tempo svolgere un ruolo positivo nelle nostre comunità. Ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l'interesse del Club. Rimango fedele a questi valori. Ecco perché oggi sto affidando agli amministratori della Fondazione di beneficenza del Chelsea la gestione e la cura del Chelsea FC. Credo che attualmente siano nella posizione migliore per prendersi cura degli interessi del Club, dei giocatori, dello staff e dei tifosi", le parole del magnate russo.

Abramovich è proprietario della società dal 2003 (la comprò per 60 milioni di sterline), che ha trascinato alla conquista di due successi in Champions, altrettanti in Europa League e a cinque titoli di Premier. Ha investito una valanga di soldi nel 'suo' giocattolo, poi ha cominciato a tirare la cinghia. La sua posizione stride con quella del Governo inglese, al punto che non potrà più riavere il visto per tornare a vivere stabilmente a Londra. E' stato lo stesso Premier Boris Johnson a disporlo, proprio mentre prosegue l'offensiva russa ai danni dell'Ucraina. Non solo mettere a punto un massiccio pacchetto di sanzioni contro Mosca, ma anche isolare i potenti, l'obiettivo di Johnson. Nato in una famiglia ebraica, ma cresciuto a Mosca, Abramovich possiede anche la cittadinanza israeliana: ha 55 anni e viene considerato come uno degli uomini più ricchi del mondo (per la rivista Forbes è dentro i 100).

La sua fortuna deriverebbe dalla privatizzazione dei sistemi produttivi e industriali dell'ex Urss. Il Parlamento inglese lo ha inserito fra i 35 oligarchi di spicco della cosiddetta 'cleptocrazia' di Putin. Nei giorni scorsi la figlia Sofia, di 27 anni, ha pubblicato una Instagram story in cui scriveva che "lui (Putin) vuole la guerra con l'Ucraina, non i russi", aggiungendo che "la bugia più grande e di maggior successo della propaganda del Cremlino è che la maggior parte dei russi sta dalla parte di Putin". Poco dopo è arrivata la rettifica: "La Russia vuole la guerra con l'Ucraina" e "Putin vuole la guerra con l'Ucraina", la versione più edulcorata.

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