Partiamo da un dato, il più emblematico: l'ultimo gol dell'Inter, considerando tutte le competizioni, è quello di Dzeko a Napoli. Da allora, considerando i restanti minuti del Maradona (il bosniaco è andato a segno al 47esimo) e le quattro successive partite con Liverpool, Sassuolo, Genoa e Milan per i nerazzurri sono arrivate ben 69 conclusioni senza mai trovare la rete. Ma il derby di ieri sera è stato differente rispetto alle precedenti uscite, e non solo per il fatto che le conclusioni sono state solo 7. E' stato differente, e ha lasciato impressioni ben più preoccupanti, perché per la prima volta in questo mini-ciclo negativo (l’Inter ha mancato la vittoria per cinque partite di fila - tre pareggi e due ko tra campionato, Champions e Coppa Italia - cosa che non accadeva da febbraio 2018, quando restò senza successo per 10 match consecutivi) la squadra di Inzaghi è parsa veramente sulle gambe (solo nel primo tempo col Sassuolo si era avuta questa impressione), in difficoltà dal punto di vista fisico, poco lucida, piuttosto nervosa e alquanto prevedibile nello sviluppo della manovra.
Di buono c'è che i giochi sono ancora apertissimi (esattamente come in campionato dove a fronte dei due soli punti presi nelle ultime 4 partite i nerazzurri sono ancora potenzialmente in grado di prendersi la testa della classifica vista la partita ancora da disputare col Bologna) e tra un mese, quando si replicherà il derby, potrebbe essere tutto diverso. Certo, il Milan potrà giocare per due risultati su tre (la regola dei gol in trasferta che valgono doppio tuttora in vigore per la Coppa Italia gioca ora a favore dei rossoneri), ma l'essere usciti indenni dal derby di ieri sera è importante. Inzaghi può sorridere anche per i recuperi di Correa e Gosens: entrambi potranno essere molto utili, a patto che il fisico li sorregga: il primo perché ha caratteristiche uniche nel parco attaccanti nerazzurro, il secondo perché potrà permettere all'ottimo Perisic di rifiatare. Ma detto questo, il tecnico dell'Inter deve fare i conti con un Lautaro abulico, spaesato, molle, irriconoscibile ormai da diversi mesi: l'astinenza da gol dell'argentino si somma a una sua pressoché totale assenza dalla manovra, cosa che rende complicatissima la "salita" della squadra che non può poggiarsi sempre e solo su Dzeko. Difficoltà di costruzione acuite da un Barella troppo nervoso e lontanissimo dai suoi standard e da un Brozovic che per la prima volta in stagione sta dando qualche segno di stanchezza. Tuttavia, si diceva, tutto è ancora possibile (eccezion fatta per la Champions, considerando onestamente proibitiva la sfida con il Liverpool): essere usciti sinora indenni da questo ciclo negativo è allora di per sé il miglior viatico per la ripartenza. Incominciando da venerdì prossimo contro la Salernitana in campionato. Serve un gol per ripartire, una scintilla per tornare a credere in se stessi.