Altro che spettacolo o divertimento. Questo è il campionato della sofferenza. Di tutti, nessuno escluso. Non esiste squadra immune da difetti, in grado di essere assoluta primattrice come la Juventus nei nove scudetti di fila o l’Inter del passato campionato.Talmente forte da infondere certezze e tranquillità ai suoi tifosi. Le big vanno avanti zoppicando, vincendo a stento. O non vincendo affatto come capitato alle tre reduci dalle coppe europee: Atalanta, Roma e Inter.
L'INTER SALVA LA PARTITA, NON LA CLASSIFICA
Si pensava che la squadra di Inzaghi, reduce dal confortante successo di Anfield, dovesse fare meglio. Ma era anche prevedibile che a Torino potesse incontrare le stesse difficoltà della gara dell’andata che Juric ha riprodotto in fotocopia.Tanto pressing, tanto Toro e poca Inter, soprattutto nel primo tempo, anche a causa dell’assenza di Brozovic, l’unico insostituibile. Episodi a parte - il rigore di Ranocchia su Belotti, ma anche le occasioni mancate di un niente e le paratissime di Berisha - i nerazzurri hanno salvato la partita, ma non la classifica. Ora debbono pedalare e sperare in ciò che hanno sperato, con ottimismo ripagato, i suoi avversari.
IL MILAN NON E' LA PIU' FORTE MA... HA PIOLI
Ora comanda il Milan nonostante i suoi difetti strutturali accentuati contro l’Empoli dall’assenza di Theo Hernandez. Ha portato a casa i tre punti, e di questi tempi è ciò che conta, ma ha sofferto il predominio dell’avversario nella ripresa. Ha vinto al tie-break o per una gomma. Lascerei ad altri l’inflazionatissimo “corto muso” sdoganato da Allegri. La squadra rossonera non è la più forte: e quindi il Milan è soprattutto Stefano Pioli, il tecnico capace di infondere fiducia al suo gruppo di giovani, e di portarli all’attuale posizione di leader della classifica sicuramente superiore alle loro potenzialità.
IL NAPOLI HA QUALCOSA IN PIU' MA DIPENDE DA OSIMHEN
Il Napoli, anche per quanto si è visto a Verona, ha qualcosa in più dei rossoneri. Ma per vincere la partita e per sancire la chiara superiorità ha avuto bisogno dei colpi dello straripante Osimhen, e della dabbenaggine di Ceccherini che si è distratto sulle due rimesse laterali da cui sono scaturiti i gol della squadra di Spalletti. Va comunque detto che l’impegno degli azzurri era sulla carta molto simile a quello dell’Inter, e quindi sicuramente meno agevole rispetto a quelli del Milan e della Juventus. Che contro la Samp ha vinto con uno scarto di due gol, ma dopo aver chiuso il primo tempo sul 2-0 senza aver mai fatto un tiro in porta su azione: un autogol, procurato da un cross basso dell’inesauribile Cuadrado, e un rigore trasformato da Morata. Il fatto poi che a Genova, a San Siro e a Udine, Szczesny, Maignan e Rui Patricio siano stati tra i migliori in campo, se non addirittura i migliori in assoluto, la dice lunga sulla capacità delle nostre big di essere dominanti.
UN REGOLAMENTO CHE VA CAMBIATO!
A Marassi - e qui ritorno su un tema a me tanto caro- è stato concesso un rigore contro la Juventus per mani in area di Rabiot: decisione sacrosanta in base al regolamento attuale. Ma è proprio il regolamento che va cambiato. Di fronte a simili impatti involontari e per nulla decisivi la Fifa dovrebbe inventarsi qualcosa, magari una punizione a due in area. E a proposito di falli di mano, quello costato l’espulsione a Ceccherini non andava sanzionato con il giallo. Mentre quello che è costato il rigore all’Udinese potrebbe entrare di diritto nell’edizione calcistica di “Chi l’ha visto?”. Ma qui entra in ballo la nemesi. Anche a Milano nessuno aveva visto il mani di Udogie. E in quell’occasione ai bianconeri era andata decisamente di lusso.