NAZIONALE

C'è una piccola luce in fondo al tunnel ma la strada è ancora lunghissima

L'Italia vince in Turchia e scopre forze nuove. Il rilancio del nostro calcio, però, passa da riforme che sembrano ancora lontane

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Si potrebbe dire che ci siamo svegliati tardi, che i nostri giocatori danno il meglio quando non c'è l'ansia da risultato a tutti i costi, che Mancini doveva affidarsi prima ai volti nuovi, senza pensare troppo alla riconoscenza. Tutto giusto. Vincere in Turchia, però, non sposta di un millimetro il dramma sportivo di una seconda mancata qualificazione mondiale di fila. Bisogna ricordarcelo sempre, perché il giorno in cui verrà considerato normale, o quantomeno accettabile, potremo mettere una pietra sopra a qualsiasi ambizione internazionale

Rispetto agli altri momenti bui iniziati nel 2010, data d'esordio del nuovo tremendo corso dell'Italia al Mondiale, non c'è nemmeno la rincorsa a cercare il capro espiatorio o a ipotizzare nuovi infallibili scenari per far ripartire il calcio nazionale. Il presidente federale è restato al suo posto così come il commissario tecnico (che merita comunque di andare avanti non solo per il bonus della vittoria a Euro 2020). Resta da capire se tutto questo faccia parte di un progetto a lungo termine o sia solo una forma di assuefazione a cose un tempo inimmaginabili. Fuori al primo turno nel 2010 e nel 2014, fuori del tutto nel 2018 e nel 2022. Forse sono le vittorie come quelle di un anno fa a essere considerate l'eccezione. 

Mancini ha giustamente usato la partita in Turchia per valutare quella che potrà essere la nazionale del futuro immediato, quella che ripartirà a inizio estate dalla Nations League. Di spunti buoni ce ne sono. Il centrocampo, per esempio, con giocatori come Cristante e Tonali, capaci di abbinare qualità importanti in fase difensiva a momenti brillanti una volta recuperato il pallone, o Pessina, interprete quasi perfetto del ruolo di incursore-trequartista. Poi l'attacco. Detto di uno Zaniolo ancora fuori dalle giocate collettive che caratterizzano la squadra, Mancini sa di potersi affidare a una punta in grado di lavorare di sponda e di dare peso in mezzo all'area come Scamacca. Poi c'è il Raspadori versione Sassuolo, un finto esterno che capisce il momento in cui accentrarsi per cercare l'assist o la porta. Qualcosa di buono da cui ripartire, pensando anche al recupero di giocatori come Chiesa e da certezze come Verratti, c'è di sicuro. La strada per tornare a contare qualcosa, però, è ancora lunghissima.  

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