Il bicchiere mezzo pieno, in casa Juventus, si vede pensando al fatto che la vittoria di Cagliari regala tre punti fondamentali per tenere lontano la Roma e consolidare la zona Champions e dalla soddisfazione di centrare, per la prima volta in stagione, la terza vittoria di fila in trasferta. Diventa mezzo vuoto pensando all'inizio di campionato e, soprattutto, all'immeritata sconfitta con l'Inter di domenica scorsa. Con una vittoria la Juve, ora, sarebbe in piena corsa scudetto.
Non è il caso, però, di farsi cullare troppo dai rimpianti. I bianconeri tornano da Cagliari con una vittoria che può essere considerata il manifesto programmatico del suo allenatore. Il gioco non scorrerà fluido, non colpirà l'occhio degli spettatori neutrali ma soddisfa abbondantemente i propri tifosi che hanno in testa solo la vittoria. Schierata con un teorico 3-5-2 che si adatta, ricompone e scompone a seconda delle situazioni e delle fasi di gioco, la Juventus sfrutta al meglio le giocate dei singoli, secondo la logica del calcio di Max. La coppia Dybala-Vlahovic, poco assistita e supportata, si inventa la giocata da tre punti, e se chi deve creare qualcosa, Arthur, Zakaria e Rabiot, è protagonista di una gara incolore, ci pensa Cuadrado a dare la scossa a ogni fase del gioco bianconero.
Sa fare il quinto quando la Juve difende ed è il fulcro di ogni azione offensiva, da una parte o dall'altra del campo, come quando piazza sulla testa di de Ligt il pallone del vantaggio. L'olandese è una delle altre armi fondamentali di questa squadra. Impeccabile dietro, insieme a Chiellini e Danilo, si permette anche di fare la differenza davanti. La difesa, in generale, black-out del vantaggio cagliaritano in avvio a parte, permette ai bianconeri di non rischiare troppo e di potersi permettere che qualcuno là davanti possa fare la differenza. Un mantra del calcio allegriano che può funzionare quando si hanno giocatori di alto livello tecnico. A questo, però, ci dovrà pensare la società in estate perché il posto in Champions, che viene festeggiato come uno scudetto da due anni a questa parte, non può più essere l'obiettivo primario di chi si affida a continue ricapitalizzazioni per restare ad alti livelli.