Nessun commento da parte della Juve, in attesa delle motivazioni, dopo l'annuncio della decisione del Tribunale federale nazionale della Figc di prosciogliere tutti i soggetti e le società deferite dalla Procura federale nell'ambito dell'inchiesta sulle plusvalenze. Dagli ambienti bianconeri filtra comunque enorme soddisfazione. "Il calciomercato è salvo - ha commentato Mattia Grassani, legale del Napoli - Il pronunciamento del tribunale federale ha confermato che l'operazione Osimhen è stata assolutamente cristallina".
Il procuratore federale della Figc aveva chiesto 16 mesi e 10 giorni di inibizione per Fabio Paratici, all'epoca dei fatti direttore sportivo della Juventus e oggi al Tottenham, e 12 mesi di inibizione per il presidente bianconero Andrea Agnelli. Per Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene, rispettivamente vice presidente e ad della Juve, erano stati chiesti 8 mesi di inibizione. Per il ds bianconero Federico Cherubini chiesti 6 mesi e 20 giorni. Nei confronti della Juventus, la richiesta era di una multa di 800 mila euro.
"Il teorema della procura federale non è passato e la conseguenza che se ne ricava è che le società erano, sono e rimarranno libere di attribuire ai calciatori compravenduti le valutazioni di mercato ritenute più congrue, tenuto conto del momento, della volontà di investire e anche di assumersi il rischio di impresa - ha proseguito Grassani, legale del Napoli - Per quanto concerne il Napoli e l'operazione Osimhen, già il deferimento ci era apparso una forzatura - ha aggiunto - il pronunciamento del tribunale federale ha confermato che l'operazione è stata assolutamente cristallina. Del resto, sostenere che un calciatore di quel calibro potesse valere 20 milioni in meno, ma anche 20 milioni in più rispetto alla quotazione attribuita dal Lille, significava snaturare la libera contrattazione del club francese che, come spesso accade in trattative di questo genere, dà vita anche a una vera e propria asta ovviamente al rialzo come sta accadendo in questi giorni con Botman".
Per il Napoli l'accusa aveva chiesto un'ammenda di 329.000 euro oltre a 11 mesi e 5 giorni di inibizione per il presidente Aurelio De Laurentiis, 6 mesi e 10 giorni per la moglie Jacquelin (vice presidente), il figlio Edoardo (vice presidente) e la figlia Valentina e 9 mesi e 15 giorni per Andrea Chiavelli (amministratore delegato).