Napoli e Roma sono due squadre imperfette. O meglio: si dimostrano tali nei momenti in cui, per poter essere in linea con le rispettive ambizioni di classifica, non dovrebbero esserlo. Non un solo Napoli, ma tre. E con altrettanti volti ben distinti: dapprima votato all’attacco, poi cauto per le carenze del cantrocampo. E nel finale prudentemente sbilanciato. E quindi non in grado di per poter arginare le ripartenze giallorosse. La Roma ha dimostrato nella stessa partita di essere una realtà bipolare: quasi assente ingiustificata nel primo tempo, in continua crescita nella ripresa grazie all’ingresso di Mikhitaryan e nonostante le scorie del giovedì europeo.
UN PARI GIUSTO PER IL LAMENTOSO MOURINHO
Il pari finale è il risultato giusto. Che allunga a 12 la striscia d’imbattibilità della squadra del lamentoso Mourinho ma ne ribadisce anche la cronica incapacità di vincere un solo scontro diretto con una delle prime cinque della classe. E che per l’ennesima volta getta acqua sulla fiammella della speranza azzurra di poter rimanere al tavolo delle pretendenti al titolo. Una partita intensa in cui sono però mancati coloro che avrebbero dovuto impreziosirla con i loro ricami: Osimhen si è battuto, ma il livello di Koulibaly e Insigne è stato di tutt’altro spessore. Dall’altra parte, non si è visto Abraham. Anzi, lo si è visto solo quando si è divorato un’accomodante palla gol. Zaniolo ha lottato come un ossesso ma a scapito della precisione. Un conto è infilarsi in contropiede sull’1-0 tra le maglie allargate dei teneri difensori del Bodoe, ben diverso è dover sfidare quella che fino a poco tempo fa era stata la miglior difesa della nostra Serie A.
LUCI A SAN SIRO: UN DERBY DI COPPA ITALIA CHE IMPATTERA' SUL CAMPIONATO
Il campionato per un paio di giorni si fa da parte e in sua vece si accendono stasera le luci a San Siro dove Inter e Milan si affrontano nella semifinale di ritorno di Coppa Italia dopo lo 0-0 dell’andata. Tanto per dare i numeri, i rossoneri inseguono la quindicesima finale, i nerazzurri la quattordicesima. L’Inter non alza il trofeo dal 2011 con Leonardo in panchina, il Milan dal 2003, quando sulla sua panca c’era “mister-garanzia” Carletto Ancelotti. Dalla parte della squadra di Pioli c’è il vantaggio del risultato a reti bianche dell’andata, con ciò che ne consegue. E cioè che un eventuale suo gol (essendo rimasta in vigore in Coppa Italia l’obsoleta regola abolita dall’Uefa) avrebbe valore doppio. Dalla parte di Inzaghi c’è probabilmente la consapevolezza di avere a disposizione una squadra attualmente (leggermente) più forte del Milan, come si evince anche dal numero di gol realizzati e subiti. Numeri che però non avevano impedito al Diavolo di ribaltare nel finale, con l’uno-due di Giroud, l’ultimo derby di campionato. Sarà quindi una gara all’insegna dell’incertezza e che - a mio parere e in evidente contraddizione con le dichiarazioni della vigilia dei due tecnici - avrà comunque ripercussioni sul prosieguo del campionato. Penso sia utopistico pensare che allenatori, giocatori, dirigenti, rimangano insensibili di fronte al risultato di un derby-da-dentro-o-fuori, che in questo caso è molto più di una semplice partita. Vincere significherebbe respirare a pieni polmoni la consapevolezza della propria superiorità. Perdere inoculerebbe nello sconfitto il tarlo del dubbio sulle certezze acquisite nel lungo percorso del campionato. A maggior ragione dopo il risultato del Maradona che ha ridotto al minimo le speranze del Napoli di poter recitare la parte del terzo incomodo.