Mondiali 2022, Eto'o: "Il Camerun? Può vincere come fece la mia Inter"
L'attuale numero uno della federcalcio camerunese: "Nel 2009 nessuno pensava che potessimo trionfare e invece Mourinho fece qualcosa di folle"
Samuel Eto'o ha le idee chiare sulla partecipazione del Camerun al Mondiale in Qatar: "Non vedo perché non possa vincerlo - ha detto l'ex attaccante di Barcellona e Inter, nonché attuale presidente della federcalcio del suo paese -. Credo che per vincere il Mondiale non serva essere dei mostri o degli alieni, serve una buona preparazione, una mentalità forte e un pizzico di follia. Io ho vinto un po' in carriera (ben 16 trofei tra Spagna e Italia, ndr) e per farlo ho messo tutto questo. Prendo sempre l'esempio dell'Inter: nessuno a inizio stagione nel 2009 pensava che potessimo vincere e invece Mourinho ha fatto qualcosa di folle, con un gruppo di uomini e di guerrieri. Vorrei qualcosa del genere anche per il Camerun".
Eto'o ha parlato nel corso della conferenza di presentazione dell'Integration Heroes Match, una partita benefica che si terrà a fine mese a San Siro e che vedrà coinvolte diverse leggende del calcio tra cui Messi, Puyol, Sneijder, Pirlo, Seedorf, Dybala e Totti. L'incasso andrà tutto in beneficenza e sarà diviso tra la Fondazione guidata dallo stesso ex bomber camerunese e l'associazione Slums Dunks dell'ex Olimpia Bruno Cerella.
"Questa partita doveva essere organizzata due anni fa, ma la pandemia non lo ha consentito - ha spiegato Eto'o -. Serve per aiutare chi ha bisogno, per sposare una causa di aiuto e di integrazione tra i popoli. Sarà un momento di sport e di condivisione. Io sono nato in Africa, ma ho vissuto fin da giovane in Spagna e in Europa. Ho avuto tutto dalla mia vita, sono fortunato, ma tutti noi abbiamo vissuto il problema dell'indifferenza. Il calcio mi ha dato la possibilità di unire la gente e questo è ciò che voglio fare anche io. Il mio nuovo ruolo? Non mi sono mai visto come un politico, ma un uomo di sport può andare oltre i confini e portare valori come la conoscenza, lo spirito che unisce e che rende tutti uguali in campo".
Infine un commento sugli episodi di razzismo che ancora tormentano il calcio italiano: "L'Italia non è un paese razzista. È chiaro che c'è un problema, perché il campo è il riflesso della società, ma dal mio punto di vista il vostro è uno dei paesi meno razzisti del mondo".