Certo, con la sicurezza di un posto Champions e contro una squadra con l'acqua alla gola e reduce da un derby perso, ci sta anche di perdere una partita su rigore all'ultimo minuto. Le perplessità nascono dal contorno del match del Ferraris. Normale lasciare in panchina giocatori come Morata, Zakaria o de Ligt in vista dell'unico vero appuntamento importante a questo punto della stagione: la finale di Coppa Italia con l'Inter di mercoledì. Meno normale vedere che i migliori in campo sono un giovane centrocampista, Miretti, e un giocatore destinato a salutare la compagnia tra un mesetto, Dybala.
L'argentino mette in scena il suo repertorio con un gol, di destro, un palo e una serie di assist accolti con superficialità dai compagni. La rete segnata lo porta a quota 115 in bianconero, a raggiungere Roberto Baggio e a superare Cristiano Ronaldo. Entra nella storia della Juve poco prima di andarsene. Il resto della serata propone una serie di palle gol gettate al vento da Kean, gli errori grossolani di De Sciglio in occasione delle due reti del Genoa, l'ennesima giornata poco brillante di Vlahovic, che si procura un'opportunità da solo a tu per tu con Sirigu e che viene ripreso a sbuffare quando è richiamato in panchina, e la buona prova di Miretti, che, schierato da mezzala e poi da regista, sembra sempre lucido nella gestione del gioco.
Già, il gioco. Il solito vecchio tormentone quando si giudica la Juventus di quest'anno. Che non sia una squadra basata su certezze e movimenti conosciuti e riconosciuti dai giocatori è ormai un dato di fatto. Si è sempre salvata grazie a ottimi piani partita basati sugli avversari e alla capacità di lettura dello staff tecnico delle varie fasi della gara. Con i campioni è un progetto che basta e avanza per fare risultato. Senza, bisognerebbe avere qualche trama conosciuta per far progredire il gioco secondo binari fluidi, cosa che avviene molto raramente in questa Juve. Chissà dove sarebbe arrivata in stagione con un minimo, ma proprio minimo, di organizzazione in più... Ora comunque arriva la partita da non sbagliare, una di quelle in cui conta di più la voglia di alzare un trofeo di qualsiasi tattica. E si sa che in questi casi Allegri riesce a dare il meglio di sé.