"Il calcio dà e toglie, stavolta mi ha dato tantissimo". Nella più grande metafora della vita che, per convenzione, siamo soliti chiamare calcio, Domenico Criscito riesce a descrivere a parole quanto quel pallone che rotola sappia racchiudere in novanta minuti, più recupero, il senso dell'esistenza umana. Stesso posto: dischetto del rigore davanti alla gradinata Nord, la sede dei tifosi più caldi del Genoa. Stesso periodo della partita: pochissimi istanti prima del fischio finale. Esito diverso: parata di Audero in un derby decisivo per la salvezza nel primo caso, Szczesny e Juve battuti nel secondo. Tutto a una settimana di distanza.
E' il football, è tutto qui, direbbe Al Pacino alla fine del discorso finale prima di una partita decisiva in "Ogni maledetta domenica" e anche se quello è un calcio con la palla ovale, il senso vale per ogni sport. O per ogni vita. Avere il coraggio di riprendere in mano il pallone e rimetterlo sul dischetto, trasformare la rabbia e le lacrime in gioia, ribaltare la delusione in rivincita, sentire che il destino dipende da te, dalle tue scelte, senza lasciare che la paura ti limiti. Un esempio che vale più di mille discorsi motivazionali. Si può chiamare in tanti modi: palle, coraggio, incoscienza, voglia di riscatto o forse, fuori da ogni retorica e ogni sentimentalismo, soltanto il mezzo più naturale per fare al meglio il proprio lavoro. Solo professionalità, nient'altro. Se vi sembra poco...
"Come ho detto prima della gara, il calcio fa piangere e poi sorridere. E' stata la mia rivincita anche se l'errore della scorsa settimana nessuno lo cancella. Ci crediamo sempre, la fiamma è sempre accesa. La lotta salvezza è bella, siamo tanti accanto e lotteremo fino alla fine: la prossima è dura a Napoli, ci andiamo con la stessa cattiveria. Ero più tranquillo ora che la scorsa settimana: è andata bene e sono contento", queste le parole di Criscito, a caldo, intervistato da Sky. Il capitano pensa alle cose concrete, come è giusto che sia. L'onda lunga della sua impresa è un lascito che ci prendiamo tutti noi, sperando di ricordarcene al prossimo dischetto che ci troveremo di fronte.