Può essere decisiva in chiave scudetto una partita che arriva a fine settembre? Dal punto di vista aritmetico chiaramente no ma questo non toglie nulla al fatto che un passo falso della Juve sabato sera contro il Napoli scucirebbe almeno metà tricolore dal petto dei campioni d'Italia. Il lascito del clamoroso pareggio contro il Frosinone è soprattutto questo: un lascito molto più pesante di quello che non dica l'1-1 in sé, un passo falso che arriva dopo cinque giornate fotografate infatti da numeri impietosi per Allegri e i suoi ragazzi.
Cinque punti fatti contro i quindici di una stagione fa. Cinque gol messi a segno e altrettanti subiti contro le dieci reti realizzate e le zero subite del campionato scorso. Uno Stadium che ha perso la sua fisionomia di fortino inespugnabile: tre punti li ha portati via l'Udinese, uno il Chievo, un altro, appunto, il Frosinone. Numeri, si diceva, impietosi, fotografia di una crisi dentro cui navigano tutti i problemi di una stagione che - proclami a parte - a questo punto rischia veramente di trasformarsi in un'annata di opaca transizione. In Italia per lo meno.
C'è l'inesperienza di cui ha parlato Max Allegri, ci sono i tanti infortuni - soprattutto a centrocampo, zona già di per sè indobolita dalle partenze di Pirlo e Vidal - c'è un turnover che non ha dato i frutti sperati, ci sono il rebus Dybala, l'andamento a corrente alternata di Pogba, le amnesie difensive, la media realizzativa molta bassa se è vero come è vero che in cinque partite ci sono voluti ben trenta tiri nello specchio della porta avversaria per realizzare cinque gol, e c'è soprattutto la mancanza di quella cattiveria agonistica che aveva contraddistinto il gruppo bianconero nelle ultime quattro annate.
Fatto sta che da 45 anni la Juve non partiva tanto male e che ora come ora con dieci punti di distacco da chi comanda un altro passo falso avrebbe il sapore di una resa anticipata. Ecco perché, aritmentica a parte, la sfida del San Paolo è già assolutamente decisiva.
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