TENNIS

Russe e ucraine insieme: la grande lezione della piccola Wimbledon italiana

Il torneo di Gaiba, valevole per la classifica mondiale Wta, ha un montepremi da 115mila dollari

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di Alessandro Mischi
Il tempio del tennis le ha rifiutate ma la piccola Wimbledon italiana le accoglierà a braccia aperte. A Gaiba, paesino tra Rovigo e Ferrara sulla sponda del Po - che dal 2016 è più frequentato da tennisti che abitanti perché sede dell’unico circolo in Italia con quattro campi da tennis in erba naturale - per gli Open Internazionali Confindustria Venezia e Rovigo (montepremi da 115mila dollari, valevole per la classifica mondiale Wta) nella entry list del torneo avrà tenniste russe, ucraine e bielorusse. Dal 13 al 19 giugno saranno nel gruppo di 60 racchette professioniste provenienti da tutto il mondo. Trentadue in singolo, 16 coppie in doppio.

Dopo il successo degli Internazionali di tennis su erba dello scorso anno, con un montepremi da 15mila dollari, la piccola Wimbledon italiana, o Gaibledon come viene affettuosamente soprannominata, oltre alle tenniste russe e ucraine potrà contare su alcune delle migliori racchette italiane come Lucia Bronzetti e Martina Trevisan. Forse anche la ex top ten Sara Errani. E i giovani dirigenti del circolo tennis stanno incrociando le dita perché, a proposito di ex top ten, Eugenie Bouchard, la tennista canadese che nel 2014 raggiunse la quarta poltrona della classifica mondiale e molto famosa sui social anche per la sua avvenenza, ha chiesto una wild card per poter entrare in tabellone. Al momento la numero uno del torneo è l’americana Madison Brengle, 58 del mondo seguita dalla belga Alison Van Uytvanck, n.61.

Ma ciò che preme di più in questa prima edizione degli Internazionali femminili su erba naturale è lanciare dal piccolo paese, fra villettine ordinate e piazza San Giuseppe, un messaggio di pace. Nicola Zanca, sindaco di Gaiba, che prima della fascia tricolore e una laurea in chimica ha indossato immacolati completi bianchi da istruttore di tennis, nel 2012 con i suoi allievi, prese il coraggio e il badile a due mani per rizollare il prato del piccolo stadio di calcio e creare quattro campi in erba. Ora vorrebbe mettere accanto alle racchette anche una bandiera ucraina e una russa. Perché lo sport deve essere sempre una massima rappresentazione di civiltà. Nell’antica Grecia si interrompevano le guerre per fare i giochi olimpici. Nel secolo scorso invece sono stati sospesi i giochi per fare la guerra. La piccola Gaiba vuole riportare indietro il quadrante del tempo.