Artefice insieme a Davide Nicola della clamorosa salvezza della Salernitana, Walter Sabatini ha lasciato la sua carica di ds per incomprensioni con il presidente dei granata Iervolino e ha voluto dare la propria versione dei fatti in una lunga intervista al Corriere della Sera senza nascondere un certo rammarico per la fine dell'esperienza con il club campano: "È una triste fine per un’avventura che ci ha fatto esplodere di gioia. È stata imbrattata una tela del Caravaggio, ma non è certo qualche schizzo di fango sulla tela che può sminuire un’opera d’arte. Guardo avanti, guardo in alto. Merito certi palcoscenici, la Champions per intenderci".
Poi si viene nello specifico sui motivi che lo hanno spinto all'addio: "È tutto figlio di un equivoco. Nel caso di Coulibaly, assurto agli onori delle cronache, rifarei cento volte tutto. Ho solo cercato di difendere un patrimonio della Salernitana, messo a repentaglio da una clausola secondo cui il ragazzo poteva liberarsi a 20mila euro in B e a 1,7 milioni in A: un accordo che ovviamente non avevo fatto io. Il presidente — perfettamente al corrente di tutto, come l’ad Milan — mi ha dato mandato di risolvere la questione perché non voleva assolutamente perdere il giocatore, e io mi sono limitato a trasferirgli le richieste degli agenti. Stava a lui decidere se accettarle o se perdere Coulibaly. In passato, sul tema delle commissioni ho fatto battaglie di principio, nobilissime ma alla fine anche dannose".
Di una di queste "battaglie" Sabatini ha parlato raccontando un curioso retroscena: "Ho avuto scontri tremendi con agenti che esageravano. Ma, per esempio, mi rimprovero ancora quando ai tempi della Roma litigai a sangue con il povero Raiola, perché venne a chiedermi una commissione di 4 milioni su un giovanissimo Pogba. Ci insultammo a vicenda, oggi mi rammarico invece molto e sono convinto di aver fatto una cavolata colossale, perché quella era sì un’operazione eticamente ai limiti, ma alla fine avrei portato alla Roma un valore tecnico e patrimoniale enorme. Non ho avuto il coraggio di farlo".
Poi anche un commento da addetto ai lavori sulla crisi della nostra Nazionale: "È un discorso soprattutto strutturale. In Italia abbiamo troppa paura di perdere le partite, quindi la poltrona, la panchina, eccetera. Senza paura di perdere le partite si fanno giocare i 2001, 2002, 2003, ragazzi che matureranno subito per il club e per la Nazionale. Se non superiamo questa barriera culturale, il nostro calcio sarà sempre più povero".
I talenti per ripartire, secondo Sabatini, ci sono eccome: "Certo! Penso a Scamacca e Frattesi, ragazzi “miei” oltretutto. E c’è pure Zaniolo. Tutta gente che in Premier, campionato guida per molti, non per me, giocherebbero titolari ovunque. Zaniolo poi è un animale, uno che ha la potenzialità di ribaltare le partite da solo. Tonali? Lui ha già vinto uno scudetto da protagonista nel Milan, io parlo di quelli in rampa di lancio".