Un circuito cittadino anomalo, anzi diversamente cittadino: allunghi da sesta piena, raccordati da curve a novanta gradi ed uno scenografico passaggio tra le torri e le mura del castello, nel cuore delle Città Vecchia. Quello di Baku, teatro nel weekend dell'ottava prova del Mondiale, è un tracciato parecchio vario ed ancor più... eventuale, nel senso che sul podio alto del GP dell'Azerbaijan - Hamilton a parte - sono saliti spesso gli outsiders. Da questo punto di vista l'ordine d'arrivo della scorsa edizione della gara è esemplare: vittoria di Sergio Perez davanti a Sebastian Vettel ed a Pierre Gasly.
Non solo il gradino più alto, quindi, ma un intero podio fuori dagli schemi e dal pronostico. Materia abbastanza comune in tema di gare su circuitI cittadini. Baku quindi non fa eccezione, o forse sì! Perché appunto il tracciato ha caratteristiche anomale: terzo per lunghezza del calendario attuale, dopo lo storico Spa-Francorchamps e la Corniche di Jeddah. Circuito, quello sede del GP dell'Arabia Saudita, che proprio a Baku ha strappato il... titolo di "cittadino" più veloce al mondo.
A differenza di Montecarlo o della stessa Corniche, che possiedono una loro uniformità di layout, Baku è appunto spezzato a metà da un tratto tortuoso e... ai confini della realtà. Un giro di giostra e - più sostanzialmente - un grattacapo per team managers ed ingegneri. Da questo punto di vista, il teatro dell’ottava stagionale prevede scelte di base all'insegna di basso o medio carico, frenate violente e necessità della massima trazione in uscita di curva, forze laterali molto contenute ed un asfalto (come sempre su tracciati di questo tipo) a basso livello di abrasione ma in compenso in continua evoluzione tra un turno e l'altro di prove ed a maggior ragione alla domenica e nel corso del GP. Come già a Montecarlo infatti Pirelli metterà a disposizione delle dieci squadre le tre mescole più tenere della propria gamma.
Per i piloti, il focus sarà puntato sulla necessità di disegnare traiettorie millimetriche lungo i boulevards alberati, stretti tra due muretti, con una sede stradale a tratti davvero minimal e margini d'errore prossimi allo zero. Per non parlare dell'ultimo settore, quello che riporta sul rettifilo dei box: due chilometri e ducento metri a tavoletta, formalmente spezzato da quattro curve presenti ma in realtà inesistenti, manco fosse l'Indianapolis Motor Speedway.... A ben vedere, il rettifilo più lungo dell'intero calendario del Mondiale!
Da brivido puro, il lungo itinerario di ritorno sulla zona dei box, soprattutto se qualcosa va storto: chiedere a Lance Stroll ed a Max Verstappen, l'anno scorso vittime (per fortuna incolumi) di due incidenti proprio in questo settore. Il campione olandese in particolare proprio in prossimità della linea del traguardo, con il compagno di squadra Perez pronto ad ereditare leadership e successo finale davanti a Vettel e Gasly, mentre la Ferrari - scattata dalla pole con Charles Leclerc - non andrò oltre il quarto posto finale del monegasco e l'ottavo di Sainz.
Sei chilometri e tre metri di sviluppo, venti curve e - come detto - un "nucleo" centrale sopraelevato rispetto al resto del tracciato (come si conviene ad una cittadella del potere che simbolicamente sovrasta tutto), con l'incredibile e strettissima esse tra le mure delle curve otto e nove. Un imbuto che si colloca... al di fuori ed al di sopra di qualsiasi normativa (teatro di diversi incidenti, come quello di Leclerc nelle qualifiche del 2019) e che fa riflettere sugli sforzi e gli esborsi richiesti agli organizzatori di Monza, Silverstone oppure Barcellona per adeguare anno dopo anno i rispettivi impianti a norme severissime che a Baku invece sono disattese. O meglio, sono come sospese.