Dopo la delusione di Baku e quelle immediatamente precedenti a Barcelona e nella sua Montecarlo, per Charles Leclerc il Gran Premio del Canada è una prova d'appello che... non può fallire. Alla vigilia dei primi turni di prove del nono appuntamento del Mondiale il ferrarista di punta, ora terzo nella classifica generale alle spalle dei due "Tori" Verstappen e Perez ha concesso una lunga intervista a "Repubblica". Eccone i brani più significativi.
"Voglio diventare campione del mondo, ci crederò finché non sarà matematicamente più possibile. Non mollerò mai, questa è sempre stata la mia mentalità. Voglio vincere, il Mondiale è lungo. Dobbiamo capire i problemi avuti, sono stati tre colpi duri. Momento non facile, però questo non cambia la mia motivazione".
"Non invidio nulla a Verstappen e credo che neanche lui invidi qualcosa di me. Siamo due piloti diversi, io mi concentro su me stesso per essere la migliore versione di me, non sarò mai qualcun altro. Sono contento del mio percorso e continuerò a migliorarmi".
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"Serve tanta attenzione, i guasti li hanno avuti anche i team clienti. Ma ho fiducia in questa squadra e - una volta risolti i problemi - passo e performance ci sono. Io ci credo. Sarò matto, ma ci credevo anche nelle due ultime stagioni appena abbassavo la visiera giù, anche se potevo puntare al massimo al decimo posto. Quest’anno ci siamo davvero, dobbiamo solo concentrarci su noi stessi e risolvere i guai al più presto.
"Io so bene cosa vuol dire e cosa si prova quando si vince, è una delle poche cose che mi danno una felicità così grande. È questo che ogni mattina mi spinge ad allenarmi. Quest’anno avremmo dovuto avere più successi di quelli che abbiamo per i motivi che conosciamo, ma sono sicuro che è solo una questione di tempo per tornare dove vogliamo essere. Per me sono fondamentali calma e concentrazione. E quando c’è un eccesso di emozioni è importante tornare nella propria bolla senza farsi perturbare e disturbare".
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"Non posso parlare per Carlos, io quest’anno mi sono preparato meglio rispetto al passato. Tanto simulatore e ai test precampionato ho provato cose che forse non avevano senso ma non volevo trascurare niente ed essere il più pronto possibile per la prima gara. Ci tenevo aD essere dove sono e a dare tutto me stesso. Queste nuove macchine sono difficili da guidare e i dettagli per andare forti sono cambiati. Tutti i piloti hanno fatto degli errori e tocca a me farne il meno possibile. Prendo dei rischi, come a Imola. Anche quando non si vede. Credo sia l’approccio giusto e per ora sono contento".