Il nuoto vuole diventare il primo sport a istituire una "categoria aperta" in cui gli atleti transgender possono competere. Lo ha annunciato a Budapest Husain Al-Musallam, presidente della Federazione internazionale. "Non voglio che a un atleta venga detto che non può competere ai massimi livelli - ha detto il numero 1 della Fina a un congresso straordinario tenutosi durante i Campionati del Mondo di nuoto - Fonderò un gruppo di lavoro per creare una categoria aperta durante le nostre competizioni. Saremo la prima federazione a farlo".
La Fina ha adottato nuove regole per gli atleti transgender, consentendo solo alle nuotatrici che hanno effettuato la transizione prima dei 12 anni di competere in eventi femminili. I membri della Fina hanno votato con il 71,5% a favore della nuova 'politica di inclusione di genere' al congresso generale straordinario dell'organizzazione. Si applicherà a tutti i suoi eventi da lunedì.
Negli ultimi tempi a riaccendere l'annosa questione degli atleti transgender è stata la storia della nuotatrice 22enne Lia Thomas. Nata come Will Thomas, aveva gareggiato per tre anni nella squadra maschile della sua università ma, dopo aver completato il percorso di transizione, è entrata a far parte della squadra femminile vincendo, a fine febbraio, la Ivy League Universities: la competizione in cui gareggiano gli atleti delle otto università più prestigiose degli Stati Uniti. E, nella competizione, Lia ha anche battuto i record precedenti. A marzo, poi, altre polemiche dopo la sua vittoria della gara delle 500 yard stile libero dei campionati universitari americani NCAA, disputatisi al “McAuley Aquatic Center” di Atlanta.
Prestazioni che hanno suscitato non poche polemiche tra gli addetti ai lavori e non, con strascichi anche nella politica. A distanza di una settimana, infatti, il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, aveva rifiutato il verdetto riconoscendo Emma Weyant, medaglia d'argento nei 400 misti ai Giochi di Tokyo di sei mesi fa, come reale vincitrice della gara.