Non è stata un'affermazione come... tante altre, quella messa a segno da Max Verstappen in Canada resistendo al forcing finale della Ferrari di Sainz. Nel circuito intitolato a Gilles Villeneuve - dove non era ancora riuscito a vincere - il campione in carica è salito per la ventiseiesima volta in carriera sul gradino più alto del podio, lasciando praticamente subito la splendida compagnia di Niki Lauda e Jim Clark, che Max aveva "pareggiato" solo due settimane fa a Baku.
E adesso per Verstappen... Road To Stewart (Jackie). Anche se parlando di Formula Uno è meglio non mettere il carro davanti ai buoi (e la coppa del vincitore davanti al musetto della macchina), eguagliare il tre volte iridato (scozzese come Clark) tra due domeniche a Silverstone rappresenterebbe per l'olandese il passaggio a braccia alzate su un altro traguardo epocale. A quel punto il target si sposterebbe su Nigel Mansell (31 vittorie iridate) e su Fernando Alonso (32). Degli otto supercampioni che ancora lo separano dalla vetta, tre dividono ancora la pista con Max: lo stesso Alonso, Sebastian Vettel (terzo a 53 successi) e naturalmente Lewis Hamilton, recordman assoluto a quota 103.
Raggiungere l'attuale pilota Alpine e il Leone d'inghilterra (World Champion esattamente trent'anni fa) è impresa fattibile nel corso di questa stagione e andrebbe con ogni probabilità a braccetto con la "reconquista" del titolo iridato, facendo pari con Alonso - ancora lui - a livello di corone iridate. L'asticella è a quel punto destinata ad alzarsi... vertiginosamente: Ayrton Senna (41 successi), Alain Prost (51) e poi - a metà strada (anzi parecchio oltre la metà) tra i già citati Vettel ed Hamilton - ecco Michael Schumacher e le sue iconiche 91 vittorie. Ma siamo già nel campo del futuro remoto, per non dire della fantascienza bella e buona.
Meglio tornare al presente, ma solo... di passaggio, il tempo necessario per spiccare un salto nel passato e nella storia della Formula Uno e delle corse. Una sorrta di "ritorno al futuro" per ricordare che ogni epoca ha il proprio campione ed il proprio senso e che questo genere di confronti non ha giocoforza pretese di fedeltà assoluta. Ai tempi di Lauda (dei suoi due titoli ferraristi, nello specifico), il Mondiale era composto al massimo da una quindicina di GP contro i venti e più di oggi, che sono oltretutto circa il doppio di quelli del calendario iridato all'epoca delle vittorie e dei titoli iridati di Clark, alla metà degli anni Sessanta. Per non dire di Juan Manuel Fangio.
Verstappen ha eguagliato un mese fa a Barcellona le ventiquattro vittorie del campionissimo argentino ma negli anni Cinquanta raramente iìm numero dei GP per stagione raggiungeva la doppia cifra. Tanto è vero che la media del pentacampeon (24 successi su 51 GP disputati-quasi uno su due!) restituisce tutta la sua grandezza a livello di statistiche: poi però c'è il carisma assoluto. Inarrivabile Fangio: per Schumacher come per Hamilton. Per Senna ed anche per lui. Se ne faccia una ragione, SuperMax...!