IL LUTTO

Il ciclismo piange Arnaldo Pambianco: vinse il Giro d'Italia del 1961

Nato a Bertinoro, in Emilia-Romagna, è scomparso all'età di 86 anni

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Gabanìn ci ha lasciati. Arnaldo Pambianco quel soprannome in dialetto romagnolo (gabanin, “piccola giacchetta”) se lo era guadagnato quando già a ventun anni alle olimpiadi di Melbourne del 1956 in sella alla sua bicicletta arrivò settimo sulla corsa su strada e quarto nella gara a squadre. Era l’anno che Ercole Baldini, altro romagnolo doc, vinse l’oro proprio in quella edizione delle Olimpiadi. Ed Arnaldo da Bertinoro – la terrazza della Romagna, in provincia di Forlì – classe 1935 aveva già dato un saggio delle qualità dei suoi magnanimi lombi, tant’è vero che negli anni da professionista diventerà gregario dello stesso Ercole Baldini e di Gastone Nencini.

Gabanin” nel 1960 con il settimo posto sia al Giro d’Italia sia al Tour fa capire di che pasta è fatto. Ma è nel 1961 che Arnaldo compie l’impresa vincendo il Giro d’Italia del Centenario dell’Unità con le epiche maglie della Salvarani.  Apice di una carriera che concluse nel 1966. La stessa dedizione, la stessa applicazione, il sacrificio e la volontà, insomma tutte le sue qualità le seppe infondere ai suoi figli Monica e Paolo. E sospinto da quel romagnolo volitivo e schietto Paolo Pambianco riuscì a vestire anche lui la maglia azzurra, questa volta nel tennis, non nel ciclismo, ma non importa.

Arnaldo stava trascorrendo proprio nel circolo tennis di Milano Marittima la sua serena pensione e ancora a più di 80 anni si metteva a pulire i prati del circolo, sempre pronto ad accendere i suoi occhi azzurri intensi quando si chiacchierava con lui di campioni di ciclismo non solo del passato ma anche del presente. A spezzargli il cuore purtroppo lo scorso marzo la scomparsa della moglie Fabiola, afflitta da tempo dalla leucemia. Una storia di amore unica che li aveva legati insieme per 61 anni. Uno strazio per “Gabanin” nonostante fosse stato da subito avvolto dall’amore dei suoi figli e di tutti i suoi nipoti (Marco, Matteo, Pietro, Giovanni e il piccolo Tommaso). Nella notte di martedì quell’azzurro intenso degli occhi è diventato uguale a quello del cielo come si direbbe nella prosa di altri tempi e ora la Romagna sportiva e il ciclismo piangono un campione. Ma anche un vero uomo di altri tempi, legato indissolubilmente alla donna della sua vita. L’ultima lezione di Arnaldo Pambianco.

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