L'ANALISI

Inter, l'abbondanza confonde Inzaghi e lancia Sarri. Lautaro c'è, Lukaku rincorre

La sconfitta dell'Olimpico per 3-1 contro la Lazio boccia la gestione di Inzaghi ed esalta quella di Sarri: ora i nerazzurri sono chiamati a una reazione

@Getty Images

Risveglio amaro per l'Inter di Simone Inzaghi, che ieri sera ha incassato la prima sconfitta al primo test stagionale contro una big. La Lazio festeggia una vittoria netta, legittimata da una superiorità strategica e mentale. In panchina, Sarri ha dimostrato maggiore lucidità e saggezza nell'amministrare i cambi rispetto all'ex tecnico biancoceleste, reo di aver impostato un piano di gioco fin troppo attendista. Dal punto di vista mentale inoltre, la Lazio ha saputo tener botta nel momento di maggior inerzia nerazzurra. Al contrario, i nerazzurri non hanno concretizzato il momento favorevole sull'1-1, perdendo la testa subito dopo il gol del 2-1 firmato Luis Alberto.

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Simone Inzaghi esce dall'Olimpico con la coda tra le gambe, in quello che si staglia come un deja-vu della scorsa stagione. Anche l'anno scorso il tecnico piacentino ingoiò un amaro 3-1 alla prima da ex sulla panchina interista. Allora fu tripudio biancoceleste in rimonta, ieri è stato uno scacco matto totale, certificato di un test di maturità ancora da superare non solo per il gruppo nerazzurro, ma soprattutto per il suo stesso allenatore. Perchè l'Inter di ieri si è sabotata più volte, dal 1' al 90': la scelta di mandare in campo Gagliardini dal 1' anzichè Calhanoglu non ha ripagato, ed è sintomo di una strategia fin troppo conservativa - il timore principale era contenere la fisicità di Milinkovic-Savic .

Se da una parte il serbo è riuscito comunque a rendersi decisivo scodellando l'assist dell'1-0 per Felipe Anderson, dall'altra parte Inzaghi ha aspettato fin troppo a correggere il tiro a centrocampo. Calhanoglu è entrato solo al 77', mentre Dumfries - che si sta affermando come unica certezza sulle spoglie corsie nerazzurre - è stato tolto proprio nel momento clou della gara. E mentre l'Inter, a causa di una gestione confusionaria dei cambi, spezzava l'inerzia di un secondo tempo che sembrava vederli comunque in corsia di sorpasso, la Lazio di Sarri ritrovava energie vitali dalla panchina: Luis Alberto e Pedro hanno scoperchiato irrimediabilmente la formazione nerazzurra mettendone a nudo il subbuglio identitario e fisico. Un subbuglio che riguarda più zone del campo, dalle fasce - Dumfries ora come ora è intoccabile, ma non si è ancora imposta alcuna alternativa degna di Perisic - all'attacco.

Là davanti infatti, Lautaro sfoggia già una condizione da metà stagione, mentre non si può dire lo stesso per Lukaku. La Lu-La per ora è trainata da un solo uomo. Il belga infatti, appare ancora appannato, quasi imbarazzato nel gioco stretto. Un campanello d'allarme che rischia di confondere ancora di più le idee a Inzaghi, che fino a settimana scorsa aveva considerato la profondità dell'organico come una risorsa: "Ho la fortuna di allenare quattro attaccanti importanti, poi sta a me scegliere chi mandare in campo. Dobbiamo essere bravi a sfruttare le nostre soluzioni offensive, oggi le partite si vincono in 16, non più in 11". Un mantra che a distanza di una settimana risuona come profetico, nonchè chiave per giustificare il naufragio nerazzurro: gerarchie deboli e una quantità che se non applicata nel modo giusto può finire per danneggiare anzichè aiutare. Ora il tour de force concederà ancora meno margine per trovare la giusta quadra: l'Inter dovrà trovare la sua identità sul campo, a partire dal match di martedì contro la Cremonese.

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