I tre punti, ma non solo. Intanto, però, la vittoria che in un girone ai limiti dell'impossibile con Bayern e Barcellona era obbligatoria per poter sperare di lottare per un pass per gli ottavi e/o puntellare, nella peggiore delle ipotesi, il terzo posto. L'Inter, insomma, ha fatto il suo contro il Viktoria Plzen. In più, dopo il successo contro il Torino, un altro clean-sheet che fa sempre bene: al netto del valore dell'avversario, zero gol al passivo e una difesa più solida e mai in affanno. Insomma, ha avuto ragione Inzaghi con scelte che Marotta, nel pre-partita, aveva definito "logiche". Ora col senno di poi anche i più critici o dubbiosi non possono che convenire. Onana è stato riproposto come portiere di Champions: poco impegnato, ha fatto il suo nella sola occasione in cui è stato chiamato in causa. Altri novanta minuti che portano confidenza e sicurezza. Acerbi ha guidato la difesa con sicurezza: era all'esordio assoluto, con le difficoltà sin qui mostrate da De Vrij avrà modo per riproporsi spesso. Mkhitaryan non è più una novità ma ha confermato di essere molto più di una semplice alternativa. Davanti, poi, la decisione più rischiosa si è rivelata azzeccata: Lautaro ha potuto riprendere fiato senza che l'attacco ne risentisse.
Altri segnali importanti, di crescita se non proprio di piena guarigione, non sono mancati. Perché bisogna aggiungere la buona prova di Dumfries, non solo per il gol, e quella più convincente di Gosens, che ha bisogno di minuti e fiducia per salire di livello. Della partita di Brozovic dice tutto il premio come MVP che gli è stato consegnato al fischio finale, ben assistito oltretutto dal fidato Barella, decisamente ben dentro il match. E in attacco, in attesa del rientro dopo la sosta di Lukaku, i critici di Dzeko sono stati ancora una volta silenziati: il bosniaco, un gol e un assist, sa dare un senso logico alla manovra con i suoi movimenti da regista avanzato come nessun altro.
Aspettando Correa, meglio di altre apparizioni ma ancora troppo lezioso, il turn-over ha così pagato. Inzaghi cambia per poter risparmiare energie e nel contempo per crescere. Gli resta da inserire nelle rotazioni Asllani e, perché no, Bellanova, giovani sì ma di prospettiva, da misurare presto sul campo. Ora si gioca domenica all'ora di pranzo: quattro giorni e mezzo per preparare la partita di questi tempi sono tanta roba. C'è l'Udinese, un test più che probante per saggiare lo stato di salute ritrovato dell'Inter.