NEL MIRINO

Juve, le verità di Allegri tra errori, assenze, personalità, schemi e una stagione al bivio

Il tecnico bianconero si confessa dopo il tracollo col Benfica e alla vigilia della delicata trasferta di Monza 

@Getty Images

In un incontro con Mario Sconcerti per il Corsera, Max Allegri ha raccontato la sua verità. Non lo ha fatto con un'intervista vera e propria, ma facendo comunque trapelare quello che è il suo pensiero sull'attuale momento, a dir poco delicato, della Juve. A partire dagli errori di squadra e dei singoli. Come i sei gol presi nelle ultime partite a difesa schierata. Dalla giocata di Mbappé a Parigi, favorita dallo spazio che gli è stato concesso, al rigore contro il Benfica, causato da Miretti, ma la cui colpa viene attribuita a Paredes, che era fuori posizione. Anche se l'arrivo dell'argentino viene indicato come una fortuna. E poi l'elenco degli errori si fa lungo: passaggi sbagliati, sbavature tecniche, mancati contrasti, perdita del controllo fisico degli avversari. Un esempio del suo credo? Bayern-Barça, in cui gli spagnoli hanno dato spettacolo e i tedeschi hanno vinto con la forza fisica. Ma solo con una delle due qualità, non si fa strada.

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Un altro dei limiti di questa Juve è che la formazione titolare non è mai scesa in campo. Rabiot-Paredes-Pogba non si sono mai visti insieme e chissà quanto bisognerà aspettare, idem per Chiesa-Vlahovic-Di Maria. Va bene Miretti, ma è un 2003 e gli serve tempo. E poi Cuadrado: non gli si può chiedere di continuare a correre per l'intera fascia alla sua età.

Ma non è solo un aspetto tecnico. Perché alla Juve di oggi manca personalità e Allegri, in questo caso, si assume le sue responsabilità, ammettendo che sarebbe compito suo dare un'anima alla squadra. Il tecnico toscano non ha recriminazioni di mercato, anche se bisognerà aspettare gennaio per capire se i ritorni di Pogba e Chiesa basteranno, visto che i loro infortuni sono stati seri. Senza cinque titolari, anche Inter e Milan andrebbero in difficoltà.

E a chi lo critica per non aver dato un gioco alla squadra, Allegri risponde con gli esempi del Real e del Psg, che dai momenti di difficoltà sono usciti con la classe dei singoli e non gli schemi. Adattare il gioco alle qualità dei suoi giocatori, che adora perché li ha cercati e voluti, e non il contrario. E quello che ha fatto Di Maria appena entrato con il Benfica ne è un esempio.

Adesso si va a Monza, dove qualcuno dice che ci si gioca la panchina. Con la formazione da inventare e altri acciaccati, c'è poco da stare sereni. Eppure la classifica sarebbe stata diversa se il 2-0 di Locatelli contro la Roma non fosse stato annullato, senza nemmeno bisogno di aggrapparsi alla Salernitana e al gol annullato a Milik.

Eppure quslcosa di buono c'è. Bremer è fortisismo, Milik sta dando molto e il tanto criticato Rabiot manca come il pane perché ha tecnica e fisico di cui sopra, altro che scarso. Però la stagione è già a un bivio. Vincere a Lisbona, battere due volte l'Haifa e sperare che basti per non uscire subito dalla Champions League. In campionato l'Inter resta la squadra da battere, ma il Milan ha due giocatori eccezionali come Theo e Leao. La Juve? Al completo è molto forte. Sperando che riesca a dimostrarlo presto.

Juve-Benfica, le immagini del match

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