Determinare il più grande campione olimpico di tutti i tempi è una questione soggettiva, non semplicemente matematica perché, se confrontate con le 23 medaglie d’oro del fenomenale nuotatore statunitense Michael Phelps oppure, nell’ambito dell’atletica, con le 9 a testa di del finlandese Paavo Nurmi e dell’altro statunitense Carl Lewis, le 4 di Emil Zatopek sembrerebbero assolutamente non paragonabili.
Eppure la sensazionale tripletta che il corridore dell’allora Cecoslovacchia, di cui ieri si è celebrato il centesimo anniversario della nascita avvenuta a Koprivnice il 19 settembre 1922, realizzò alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 non aveva e non ebbe mai più precedenti in quanto, a settant’anni di distanza, l’impresa di vincere sui 5000 e 10000 metri in pista, ma anche sulla maratona di 42,195 km, rimane qualcosa di ineguagliabile.
Figlio di un falegname, Emil era il settimo di otto figli e, i suoi genitori avendo esaurito i nomi tipici cechi o moravi, gliene diedero uno francese.
Iniziò a correre quando fu mandato a fare l’apprendista presso la fabbrica di scarpe Bata a Zlin e sin da giovane riusciva a sopportare dei carichi di allenamento molto intensi con una determinazione certamente fuori dal comune e con un’andatura apparentemente molto sofferente, in quanto una delle sue caratteristiche era quella di ansimare continuamente al punto che il suo soprannome, che si portò poi per tutta la vita, fu quello di “Locomotiva Umana“.
Fortissima fu anche la sua resistenza mentale in ogni situazione complicata e infatti, si narra che, quando fu arruolato nell’esercito ceco, si teneva in forma correndo per 10-12 km nella neve alta nei boschi vicino all’Accademia di Milovice, indossando stivali pesanti e tre paia di pantaloni da jogging.