Nero, sinonimo di lutto: sarà questo il colore scelto per la terza maglia della Danimarca in vista dei Mondiali che iniziano il 20 novembre. Con questa scelta, la società danese di abbigliamento sportivo Hummelsport, sponsor tecnico della nazionale, ha voluto inviare un messaggio di protesta in risposta a una serie di appelli lanciati da gruppi di campagna per i diritti umani contro il trattamento dei lavoratori migranti in Qatar. "Anche se sosteniamo la nazionale danese fino in fondo, questo non deve essere confuso con il supporto per un torneo che è costato la vita a migliaia di persone", ha detto l'azienda. E poi ha ribadito: "Desideriamo fare una dichiarazione sulla situazione dei diritti umani del Qatar e sul trattamento riservato ai lavoratori migranti che hanno costruito gli stadi della Coppa del Mondo nel Paese".
Danimarca, ecco la maglia della protesta
Come riportato in un post su Instagram, la casa di abbigliamento ha scelto di attenuare tutti i dettagli più identificativi per la creazione delle nuove maglie, incluso il logo del marchio e gli iconici chevron. "Non vogliamo essere visibili durante un torneo che è costato la vita a migliaia di persone. Supportiamo fino in fondo la Nazionale danese, ma non è lo stesso che sostenere il Qatar come nazione ospitante. Crediamo che lo sport debba unire le persone", ha spiegato la società.
Dura la reazione da parte degli organizzatori del Mondiale: il Comitato ha subito contestato l'affermazione di Hummel secondo cui il torneo avrebbe causato la morte di migliaia di lavoratori. E nonostante l'accusa di aver minimizzato il numero dei decessi nel settore edile, il Qatar continua ancora oggi a sostenere che gli incidenti mortali, durante la costruzione degli otto stadi della Coppa del Mondo, sarebbero stati "soltanto tre". Il Comitato ha in ultimo ribadito tutte le "riforme significative adottate nel mercato del lavoro" degli ultimi anni, "riconosciute" anche dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). Un botta e risposta che sta scatenando una bufera, coinvolgendo anche altri sponsor e marchi che in merito alla questione stanno adottando posizioni più o meno rigide.