Phillip Island, una corsa... fuori dal tempo! La MotoGP rimette piede in Australia tre anni dopo la sua ultima apparizione e lo fa su una pista - storica, affascinante, "old school" come si dice - sulla quale la Ducati del "cacciatore" Bagnaia ha vinto l'ultima volta dodici anni fa (con Casey Stoner in sella!) e sulla quale la Yamaha della "preda" Quartararo ha sì trionfato tre volte nell'ultimo decennio (anche con Valentino Rossi e da ultimo con Maverick Viñales quattro anni fa), ma nel contesto di un periodo largamente contraddistinto dallo strapotere della Honda: anzi, di Marc Marquez!
La corsa al titolo si appresta insomma a mettere in scena il terzultimo atto della sfida tra il Diablo ed il suo primo avversario (due soli punti li separano) sul palcoscenico di un teatro di operazioni favorevole alla concorrenza, o meglio - ampliando il discorso - aperto a possibili sorprese e colpi di mano e magari di scena. Sotto questo aspetto sono tutt'altro che trascurabili del "terzo uomo" Aleix Espargarò che insegue il duo di testa, staccato di venti punti dal leader.
Dei primi tre della classifica generale, lo spagnolo in sella all'Aprilia è quello che può vantare - e di gran lunga! - la maggiore esperienza sull'asfalto di Phillip Island in sella ad un moto della premier class: nove volte al via, al però sempre nella parte bassa della top ten e con un ottavo posto come best performance. Bagnaia e Quartararo hanno fatto in tempo a correre una sola volta il GP d'Australia della MotoGP, prima dello stop da emergenza sanitaria. È accaduto nel 2019, quando entrambi erano rookies. Il francese non chiuse nemmeno il primo giro, a causa di un brutto incidente con Danilo Petrucci. L'italiano sfiorò invece il podio, tagliando il traguardo quarto, alle spalle di Marc Marquez, Cal Crutchlow (doppietta Honda) e dell'idolo di casa Jack Miller, allora (come oggi!) suo compagno di squadra e già in sella alla Ducati: quella del team Pramac.
Per la Ducati però Phillip Island non è più da tempo terreno di caccia esclusivo, come invece ai tempi di Casey Stoner: le prime quattro delle sei vittorie consecutive dell'australiano tra il 2007 ed il 2012 arrivarono proprio negli anni del binomio che - sul finire degli anni Dieci di questo secolo - spaccò in due gli appassionati di casa nostra e non solo, opposto a quello formato da Valentino Rossi e dalla Yamaha. L'epopea rossa del pilota australiano aveva oltretutto messo fine al precedente strapotere del "Dottore" (prima con Honda, poi con Yamaha).
Curiosamente, la striscia di cinque vittorie consecutive di Valentino aveva rappresentato il cuore di un "settebello" vincente che era iniziato l'anno dopo l'affermazione di Max Biaggi con la Yamaha (2000) e si era chiuso - a fare da...cuscinetto con la successiva era-Stoner - con quella di Marco Melandri nel 2006 con la Honda. Rossi avrebbe fatto pari con Stoner (sei vittorie a testa) nel 2014 in sella alla Yamaha, in occasione di quella che resta a tutt'oggi la vittoria più recente di un pilota italiano nella MotoGP in Australia.