Andrès Iniesta, uno dei giocatori più iconici degli ultimi 20 anni di calcio, ha raccontato di aver combattuto la depressione, il tristemente famoso mal di vivere. "Quando combattevo la malattia - ha raccontato in una puntata del podcast "The Wild Project", ripreso dal giornale 'El Mundo' - il momento migliore della giornata era quando prendevo le pillole e andavo a letto. Avevo perso la voglia di vivere. Abbracciavo mia moglie, ma era come abbracciare un cuscino: non provavo niente".
"È trascorso un decennio da quando sono entrato nel tunnel depressivo, ma continuo ad andare in terapia perché ho bisogno di controllarmi. Sono felice quando i professionisti parlano di malattie mentali e depressione. A me, con il tempo, questo percorso ha lasciato in eredità la certezza che la depressione e le malattie mentali possono colpire chiunque", ha aggiunto l'ex campione del Barcellona, ancora in campo a 38 anni in Giappone con la maglia del Vissel Kobe.
A scatenargli la tempesta dentro, nell'anima, fu la morte del suo fraterno amico Dani Jarque, giocatore dell'altra squadra di Barcellona, l'Espanyol, l'8 agosto del 2009 a causa di un infarto del miocardio. A lui Iniesta dedicò, con tanto di scritta sul sottomaglia, il gol del titolo mondiale, ma essere già un calciatore famoso non gli è servito: "Non è qualcosa che dipende dalle cose materiali - le sue parole -: avrei potuto comprare tutte le auto nel mondo e tutto ciò che desideravo, ma a volte è davvero difficile affrontare la vita. Non è facile, ti senti vuoto, poi capisci che da solo non riesci ad affrontare un percorso così complicato - spiega -. Ma sono stato in grado di riuscire a capire che avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a tirarmi fuori da quella situazione". E lancia un ancora di salvezza a chi si trova nella situazione che lui ha combattuto: "E' fondamentale non perdere la speranza".