IL CASO

Arresto D'Onofrio, Aia nella bufera: promosso mentre era ai domiciliari

 Il ministro dello Sport Abodi ha chiesto subito chiarimenti. Martedì Consiglio Figc d'urgenza

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È bufera intorno all'Aia dopo l'arresto di Rosario D'Onofrio nell'ambito di un'operazione della Dda di Milano e della Guardia di Finanza per traffico internazionale di droga. D'Onofrio era stato promosso a procuratore capo nazionale mentre si trovava agli arresti domiciliari dopo essere stato arrestato a maggio 2020 con 44 chili di marijuana. Resta in carcere fino al 16 settembre 2020 poi due anni ai domiciliari appunto. Arbitro nelle serie minori poi procuratore in Lombardia e il grande salto con la chiamata a Roma l'11 marzo 2021: alle riunioni partecipava grazie ai permessi del giudice di sorveglianza. A luglio 2022 il presidente Trentalange assegnava a D'Onofrio, conosciuto negli ambienti del narcotraffico con l'appellativo di 'Rambo', il premio "dirigente dell'anno". L'Aia parla di tradimento.

Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha chiesto subito chiarimenti al presidente del Coni Giovanni Malagò e a quello della Federcalcio Gabriele Gravina, che - apprende l'Ansa - ha convocato per martedì mattina una riunione d'urgenza del consiglio federale sulla vicenda del Procuratore dell'Aia, D'Onofrio. La seduta del consiglio - spiegano fonti della Figc - servirà a fare "una riflessione politica" e ad "approfondire" la paradossale storia di D'Onofrio.

"Ai sensi dell'articolo 42 del vigente Regolamento Aia gli iscritti devono rispettare le norme del Codice etico nonché astenersi dall'assumere atteggiamenti lesivi dell'immagine dell'Aia - si legge nella nota dell'Associazione italiana arbitri - L'articolo 42 infine impone l'immediata comunicazione al Presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale. Tutto ciò non è mai accaduto. Apprendiamo invece solo oggi dai mezzi d'informazione che il signor Rosario D'Onofrio sarebbe stato arrestato nel corso del 2020, non comunicando addirittura tale provvedimento restrittivo della libertà personale mentre già ricopriva l'incarico di componente della Commissione disciplinare nazionale".

"Negli ultimi due anni D'Onofrio decideva, sotto le vesti di Procuratore dell’Aia, con i suoi provvedimenti, promozioni e dismissioni degli arbitri di Serie A e Serie B - le parole di accusa dell'ex arbitro Giacomelli, prima sospeso poi dismesso dalla Serie A per irregolarità nei rimborsi a 'Repubblica' - Per un mero errore formale, D’Onofrio ha spinto affinché per soli 17 giorni di squalifica, superassi i 12 mesi sufficienti a farmi uscire definitivamente dalla Serie A. Queste decisioni su dismissioni e promozioni in teoria spettano agli organi tecnici, ma sono convinto che D’Onofrio fosse il braccio armato delle dismissioni. Lui era il loro grimaldello politico. Comminando sanzioni indirizzava le carriere degli arbitri. Favorendo alcuni e punendone altri decideva a tavolino le classifiche di merito".