CALCIO FEMMINILE

Serie A femminile, Zhanna Ferrario: "Col professionismo è cambiato tutto, ora ci sentiamo vere lavoratrici"

La trequartista del Pomigliano racconta il percorso che l’ha portata a giocare in Serie A

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La passione nata sui campetti dell’oratorio, la gavetta iniziata con i maschi pari età per poi raggiungere le squadre femminili, qualche delusione di troppo tra cui un brutto infortunio al crociato, e il netto cambiamento di vita sposando un progetto che l’ha condotta ormai da due anni nel caloroso Sud-Italia, proprio lei, nata nella fredda Russia un giorno di settembre di 29 anni fa. Il percorso di Zhanna Ferrario, trequartista leader del sorprendente Pomigliano, è quello di chi si è “fatta da sé”, risultando oggi una delle centrocampiste più complete, duttili e tecniche del campionato italiano di Serie A femminile, divenuto quest’anno professionistico.

In un periodo particolarmente positivo per le “pantere” di Pomigliano, abbiamo intercettato Zhanna per saperne di più sulla sua storia e sugli obiettivi che, in una stagione così importante per tutto il movimento, attendono lei e le sue compagne. 

Zhanna, il tuo percorso nel mondo del calcio non è stato sempre lineare: hai addirittura giocato a calcio a 5 per un breve periodo della tua vita. Ci racconti come sei arrivata a vestire la maglia di Pomigliano?

Il mio viaggio nel mondo del pallone parte da lontano. Ho iniziato a giocare all'oratorio del mio paese e ci sono rimasta fino a quando ho potuto. Poi, da lì ho esordito in una squadra femminile anche se il passaggio è stato tutt’altro che semplice: ho iniziato a capire che poteva esserci del professionismo solo quando sono arrivata all'Inter. A Milano sono rimasta quattro anni nel corso dei quali siamo passate dalla Serie B alla Serie A. Quando me ne sono andata ho deciso di provare un’altra esperienza in Serie A, a Cuneo, ma non è andata bene al punto che decisi addirittura di andare a fare l’operaia e di cimentarmi nel calcio a 5 durante il tempo libero.  La passione per il calcio a 11, però, era tale che dopo solo un anno sono tornata a Genova dove mi sono infortunata al crociato. Da lì è cambiato tutto. Sono ripartita dalla Serie C, a Como, con cui siamo arrivate in Serie B. Dalla serie cadetta mi ha quindi cercata il Pomigliano, per il quale gioco ormai da sue stagioni in massima divisione.

Nella rosa di Pomigliano sei una delle veterane. Ti senti un punto di riferimento per le tue compagne più giovani?

Direi proprio di sì anche perché sono una delle poche che è rimasta rispetto alla squadra dell'anno scorso. Quello di Pomigliano è un bel progetto, che ha portato la squadra in tre anni dalla Serie C alla Serie A e per molte di queste ragazze mi sento davvero un modello da seguire. Diciamo che essere una delle più anziane ed esperte del gruppo aiuta...

E tu, invece, hai un modello nel mondo del calcio a cui ti ispiri?

Modelli femminili ne ho pochi anche perché mi sono resa conto dell’esistenza del calcio femminile da relativamente pochi anni. Potrei dire Messi, ma credo che quello sia un po' il modello di chiunque giochi a calcio. Se devo pensare a una calciatrice che mi ha particolarmente colpito allora dico Verónica Boquete. È ancora molto forte nonostante sia 'anziana' visto che ha 35 anni. Quando ero piccola, invece, ero innamorata di Ronaldo il Fenomeno tanto che mi sarei voluta fare i capelli come ce li aveva lui nel 2022... Per fortuna mia madre me lo ha impedito!

Per te che calchi i terreni di gioco da diversi anni e hai affrontato tutte le categorie, cosa significa il passaggio al professionismo della Serie A femminile? Cosa è cambiato per te e per le tue compagne?

Con il passaggio al professionismo è cambiato tutto. A cominciare dal fatto che ora veniamo considerate delle vere e proprie lavoratrici. Oggi, nel 2022, in Italia fare la calciatrice è riconosciuto come un mestiere. Per me, che ho sempre fatto l'operaia oltre che giocare a pallone, è una soddisfazione ancora maggiore. Poi, inutile girarci intorno, sono aumentati anche gli introiti, così come l'approccio di noi calciatrici. Oggi finalmente possiamo dire 'sono una professionista' e non sentirci più solo professioniste dentro come era fino all'anno scorso

Un altro aspetto che è cambiato rispetto alle scorse stagioni è quello della formula di questa Serie A con playoff e playout. Tu che idea ti sei fatta? Pensi possa essere utile anche per attirare sempre più appassionati?

Un’idea precisa di come sia questa nuova formula, a dire il vero, non ce l'ho... Me la sto facendo sul campo giornata dopo giornata. Vincere adesso fa bene soprattutto al morale, ma le partite che contano veramente arriveranno solo dopo. Abituarsi a questa nuova formula non è affatto semplice, ma tutto ciò che può contribuire alla crescita del movimento è ben accetto

Chi è, oggi, Zhanna Ferrario? Qual è il suo ruolo in campo e che calciatrice sei diventata?

Nel corso della mia carriera ho ricoperto un po' tutti i ruoli. Quando giocavo con i maschi facevo addirittura il libero e mi mettevano in difesa a guidare la linea. Sono una che in campo ama lottare ma che ama anche fare gol. Negli anni sono diventata più altruista e se proprio devo scegliere un ruolo scelgo quello del trequartista perché negli ultimi 30 metri richiede quel pizzico di fantasia in più. L'importante è toccare tanti palloni, poi quando si riesce a fare l'ultimo passaggio e ad andare a fare gol è sempre una gioia immensa

Venendo ai tuoi obiettivi personali per questa stagione, qual è il limite per Zhanna? La maglia della Nazionale resta un sogno nel cassetto o è qualcosa di tangibile?

Il sogno della Nazionale ce l'hanno tutte: dalle più giovani fino a quelle più mature. Si sogna sempre la maglia della Nazionale, è anche uno dei motivi per cui giochiamo a pallone. Per quanto riguarda la mia stagione, l'obiettivo primario è quello di raggiungere una salvezza tranquilla con Pomigliano, poi se arriva qualcosa in più ben venga. Riuscire a restare per il secondo anno consecutivo in questa categoria, dove alla vigilia tutti ci davano per spacciate, è senza dubbio una grandissima sfida

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