Si è chiusa a San Juan la carriera in Azzurro di Leonardo Barozzi. Classe ’87, oggi punto di forza del Follonica, aveva esordito in Nazionale nel 2006, quand’era un promettente portiere del C.G.C. Viareggio. Da allora Leo non ha mai bucato un appuntamento, collezionando 8 Europei e altrettanti Mondiali. Complessivamente nelle due principali competizioni internazionali ha sommato 91 presenze, di cui quasi la metà giocate indossando la fascia da capitano, un particolare che lo colloca di diritto nell’élite della storia hockeistica. Per Barozzi l’ultimo mondiale ha segnato la fine di una lunga avventura con l'Italia: “Ho debuttato nella Senior agli Europei di Monza 2006 - esordisce Leo - ed ho avuto anche un po' di fortuna nel trovarmi così giovane in un periodo in cui in Nazionale era in atto un cambiamento generazionale. Cunegatti per alcuni motivi non era più convocato e diciamo che…mi sono fatto trovare pronto al posto giusto, nel momento giusto”.
L’oro di Alcobendas 2014 “La settimana perfetta”
Una carriera che, comprese le giovanili, è lunga giusto giusto vent’anni. Un ciclo di cui è facile individuare l’apice: “La vittoria agli Europei di Alcobendas 2014 rimarrà qualcosa di storico - afferma sicuro il viareggino - Perché erano anni che mancava un trionfo internazionale ed è stato ottenuto da sfavoriti assoluti. In quel periodo nessuno credeva che si potesse raggiungere un simile risultato, oltretutto in casa della Spagna, dominatrice incontrastata di ogni competizione. Eravamo partiti per ottenere qualcosa in più del bronzo, e invece è nata una settimana perfetta.
Rimpianti? “Certo. Su tutto la mancanza di questa medaglia mondiale, che sarebbe potuta rappresentare il coronamento del mio percorso in Azzurro. Ma anche la finale dell’Europeo di Oliveira de Azemeis 2016, dove a 10’ dalla fine eravamo in vantaggio di due reti. Sarebbe stato un mezzo miracolo vincere in Spagna e in Portogallo in due edizioni consecutive. Però l’assenza di una medaglia iridata, ecco un po' di amaro in bocca me lo lascia”.
L’ultima esperienza di San Juan, anche se non ha visto protagonista Leonardo in pista, è stata comunque positiva: “Ho accettato il mio ruolo, senza problema alcuno. È stata molto bella dal punto di vista ambientale, perché è un palcoscenico che ogni giocatore innamorato dell’hockey sogna. Giocare davanti a tutta quella gente, con quella passione, è sicuramente motivo d’orgoglio. Nel mio piccolo spero di aver contribuito ad aver lasciato qualcosa ai miei compagni, quanto meno a livello umano e di spogliatoio, più che di pista”.
In Azzurro Barozzi ha vissuto 16 anni, più altri quattro con le giovanili. Nessuno come lui potrebbe dare consigli ai compagni che proseguiranno con la Nazionale: “Ai miei compagni dico solamente di lavorare come abbiamo fatto finora e di continuare a credere che il risultato, quello che segna la carriera, può arrivare. Perché questo gruppo può ambire ad esser protagonista di grandi palcoscenici, ne possiede davvero tutte le qualità”.
Nella Federazione un progressivo miglioramento
Nella lunga esperienza del capitano Azzurro sono transitate anche tante situazioni di vita quotidiana e logistiche, che inevitabilmente sfiorano l’aspetto organizzativo e logistico“Alla Federazione posso solo chiedere di continuare a far crescere i ragazzi dal punto di vista professionale nel modo più sano possibile, com’è stato in questi anni. Quando sono entrato la situazione era, diciamo così, un pochino più rabberciata. Nel corso degli anni, grazie al lavoro dei dirigenti e dei vari C.T., ho percepito un marcato e graduale miglioramento dell’ambiente, dall’attenzione ai dettagli al benessere dei singoli atleti, dalla scelta degli hotel alle location. Ecco, questo è un particolare sempre molto importante”.
Che la Nazionale sia un ambiente che unisca i ragazzi, lo si è notato dopo la vittoria sul Portogallo dell’Under 19. Al termine della gara che ha spalancato agli Azzurrini le porte per la finalissima sui social è circolato un video in cui voi della Senior siete andati nello spogliatoio ad accogliere festosamente i vostri giovani compagni. “Eravamo seduti in tribuna a tifare per loro ed è venuto spontaneo andarli ad accoglierli come meritavano. È stato naturale festeggiarli in quel modo. Sono ragazzi che si sono impegnati seriamente e che hanno dato l’anima per la maglia Azzurra”. Barozzi è sempre vicino ai giovani. Segue tecnicamente i portieri del Follonica e spesso lo troviamo nel clinic delle giovanili azzurre. Ci potrebbe essere in futuro una collaborazione tecnica con la Nazionale? “Sarebbe molto bello. Nel mentre mi sono dato da fare, cercando di dare una mano sia nei vari raduni, che allo staff dell’Under 19. Ma c’è qualcosa di buono che sta crescendo e i tre portieri degli Azzurrini sono stati tutti molto bravi, facendosi trovare pronti al momento giusto, affrontando situazioni che non erano di facile lettura. Hanno risposto bene alle sollecitazioni ambientali, mostrando per la loro età un’ampia maturità caratteriale. Ho detto loro di lavorare duro tutto l’anno e di investire le energie nell’hockey: solo così potranno levarsi tante soddisfazioni”.
Mercoledì ripartirà il campionato con il suo Follonica “Ricominciamo contro il Monza in una gara delicatissima - conclude Barozzi - perché è quella del rientro. Follonica è una piazza che merita di stare ad alto livello: c’è voglia di ricominciare e da ora concentrazione e energie sono tutte rivolte verso la mia squadra”.
Paolo Virdi