Alle prime luci dell’alba del primo giorno del mese di dicembre 1923 una tragedia immane colpiva la bergamasca Val di Scalve: il crollo della Diga del Gleno e la conseguente inondazione provocarono oltre trecentocinquanta vittime. L’anno prossimo, ad un secolo di distanza dall’evento che ne ha segnato per sempre la storia, la vallata commemorerà l’accaduto con un serie di avvenimenti pensati per fissarne ulteriormente la memoria e gli insegnamenti. Un calendario del quale, per esserne uno degli appuntamenti più significativi, farà parte MUST Memorial Ultra Scalve Trail, la nuova “creatura” di Mario Poletti e del team di Fly-Up. Campagna iscrizioni al via a metà dicembre per le due le prove in programma sabato 24 giugno 2023 sulle montagne comprese tra il Pizzo Camino, il Monte Gleno e il Pizzo della Presolana, la "Regina delle Orobie".
MUST - IL TEATRO DELLE OPERAZIONI
Stiamo parlando di una doppia prova di trailrunning che già nella sua "targa" non fa troppo mistero delle proprie aspirazioni ultra, visitando i luoghi che sono stati teatro della tragedia di cento anni fa ed in particolare quello che rimane della diga del Gleno, realizzata a metà del "cammino" verso lo spartiacque orobico della valle scavata dal torrente Dezzo: la più orientale delle Orobie Bergamasche (piuttosto appartata rispetto a Val Brembana e Val Seriana), ma tributaria occidentale della bresciana Val Camonica. Ruderi ancora imponenti ed evocativi, quelli dei due tronconi superstiti del manufatto crollato al suo centro sotto la spinta dell'acqua, che trasmettono ad un tempo (quello dell’intero secolo ormai trascorso) un’idea di progresso ed intraprendenza ma anche della loro fragilità di fronte alle forze incommensurabilmente più potenti della natura.
IL PROGETTO E LA MISSIONE
La new entry nel sempre più affollato panorama della corsa sui sentieri ed in particolare nel carnet di Fly-Up Sport è stata annunciata proprio il primo giorno di dicembre, a novantanove anni dalla tragedia che intende commemorare e nasce dalla collaborazione del team di Mario Poletti con la Comunità Montana e Pro Loco Colere insieme ai comuni di Colere, Azzone, Schilpario e Vilminore di Scalve. Conto alla rovescia “go” insomma per la prova che avrà luogo sabato 24 Giugno 2023 ed intende idealmente (ma anche sostanzialmente) abbracciare la Val di Scalve e la sua attuale popolazione, che non ha vissuto in prima persona la tragedia del 1923 ma ne porta sulle spalle l’eredità ed il cui ricordo rimane vivo attraverso le narrazioni dei pochissimi che le sono sopravvissuti.
ROAD TO MUST
Il richiamo all'alta montagna, alla diga sfondata al centro ed alle acque che si riversano nella valle è graficamente ben presente anche nel logo dell'evento sportivo. Più che una gara, un vero e proprio must, anzi un MUST. Il piacere della corsa ed al tempo stesso il dovere della memoria. Un appuntamento irrinunciabile per chi alla passione per la corsa sui sentieri e per la fatica virtuosa di muscoli e polmoni unisce la consapevolezza dei luoghi attraversati e la loro storia: quella naturale e quelle umana. Sono stati ideati due tracciati di differente lunghezza e dislivello: la prova clou da 47 chilometri (e 3600 metri di dislivello positivo) che supera il formato marathon, strizza l’occhio alla misura ultra e richiede quindi allenamento specifico ed esperienza e un trail di media lunghezza dallo sviluppo di 24 chilometri (1100 metri D+) alla portata di tutti i trailrunners. Per tutti, la prima (fondamentale!) tappa nella marcia di avvicinamento a MUST 2023 è già fissata ed è quella di giovedì 15 dicembre, giorno di apertura delle iscrizioni sul portale Pico Sport: https://www.picosport.net
Per tutte le info della gara invece: https://must-ultratrail.it
ROAD BOOK, IL VIAGGIO DI MUST
Le due prove andranno a toccare alcuni punti-chiave della Val di Scalve, come i centri di Dezzo e Bueggio (i più colpiti dalla tragedia), oltre ai resti della diga ed al Santuario della Madonnina di Colere, ricostruito in tempo record dagli abitanti del paese. Il MUST Lungo scatterà da Dezzo di Scalve, centro della media valle, a monte del quale la Val di Scalve si divide in due rami, per toccare la frazione di Azzone ed a seguire - lungo il ramo orientale della "ipsilon" formata dalla valle stessa - Schilpario e il Rifugio Tagliaferri. Per poi raggiungere il Passo Belviso (con spettacolare vista sui 2882 metri della vetta del Monte Gleno alla testata della valle) che collega i due rami della valle ed iniziare la discesa lungo la parte alta di quello occidentale fino a raggiungere la Diga del Gleno e proseguire verso Bueggio, Teveno, Polzone ed il Rifugio Albani, all'ombra della spettacolare parte nord della Presolana (la "Regina" delle Orobie con i 2521 metri di quota della sua vetta), prima della picchiata finale verso Colere, nota località di sport invernali della provincia di Bergamo.
LIGHT, MA NON TROPPO!
Il MUST Corto (si fa per dire) muoverà invece da Schilpario per poi “doppiare” Vilmaggiore, toccare la Diga del Gleno e qui innestarsi sull’itinerario della prova maggiore verso il traguardo di Colere (campo base Fly-Up) via Bueggio e Teveno, tagliando però per Magnone e quindi risparmiando ai trailrunners della prova d'ingresso l'ultimo strappo verso il Rifugio Albani, rampa che renderà invece la vita dura nel finale di gara agli atleti del percorso "completo" da quarantasette chilometri!
MUST E LA DIGA DEL GLENO: IERI, OGGI... E DOMANI?
Una corsa contro il tempo, come sempre, ma questa volta anche una corsa "dentro il tempo", con la memoria per traguardo e in qualche modo "premio". Nelle intenzioni di Poletti e del suo staff, MUST non sarà però un evento una tantum. L'edizione d'esordio dovrebbe avere un seguito negli anni successivi al 2023, quasi a sottolineare il senso di una memoria che non si limita agli anniversari "tondi" e significativi e protrae invece nel tempo la sua missione, allargandola casomai alla conoscenza ed alla valorizzazione di un territorio che ha saputo risollevarsi dalla tragedia che l'ha colpito un tempo e modificato per sempre.
LA STAFFETTA BUEGGIO-DIGA DEL GLENO
Non bisogna peraltro dimenticare che i trailrunners più "competitivi e (lo ripetiamo) più consapevoli "abitano" già da molto tempo la Val di Scalve, sui cui sentieri si svolgono diverse gare e qui noi vogliamo ricordare in particolare la "muscolare" Staffetta Bueggio-Diga del Gleno da nove chilometri di sviluppo (tre in salita sulla destra orografica della valle, sei in discesa lungo quella sinistra, con itinerario più articolato) per 500 metri di dislivello positivo. Prova riservata a staffette da due elementi che - nel bel mezzo della scorsa e caldissima estate - è andata in scena per la quarantaseiesima volta (!) ed il cui cambio tra i due frazionisti avviene proprio su quello che resta del coronamento della diga: il punto più alto raggiunto dal tracciato di gara.
LA STORIA - PER NON DIMENTICARE
Alle ore sette e quindici del primo dicembre 1923, mentre parte dell’Italia ancora dormiva, mentre i lavoratori si recavano a guadagnarsi la pagnotta e le madri svegliavano i loro bambini per andare a scuola, la Val di Scalve veniva sommersa da un’ondata di acqua, fango e detriti, che si lasciava alle spalle più di trecentocinquanta morti, raggiungendo addirittura il suo sbocco al fondovalle della bresciana Val Camonica. Precedendo di poco meno di quarant’anni un’altra grande tragedia - quella del Vajont datata 9 ottobre 1963 - la sciagura colpiva gravemente tutta la vallata, che però non si lasciava scoraggiare dall’accaduto e si rimboccava le maniche per riedificare e risistemare ciò che la furia delle acque aveva distrutto. Unico esempio al mondo di diga mista con la parte bassa “a gravità” e quella alta “ad archi multipli”, la diga del Gleno era una maestosa opera di ingegneria lunga 260 metri e alta quasi 100, la cui muraglia avrebbe dovuto trattenere e raccogliere le acque dei torrenti Povo e Nembo per trasformarle in energia elettrica.
MUST, IL RESPIRO DELLA MEMORIA
Un gigante da sei milioni di metri cubi d’acqua che si riversarono invece nella vallata sottostante, radendo al suolo qualsiasi cosa si trovasse sul loro percorso. Con un frastuono assordante e mortale che ancora risuona lungo i versanti. A patto di avere la pazienza di fermarsi ad ascoltare ed anche - ne siamo certi - se ne si risalgono e ridiscendono i sentieri a passo di corsa. Con il pettorale di gara spillato sul petto e - dentro il petto - il respiro della memoria che si alterna con quello della splendida fatica della corsa su e giù per le montagne.