SUL BANCO DEGLI IMPUTATI

Spagna, che bufera su Luis Enrique: anche la Federcalcio lo scarica

Tifosi infuriati per l'eliminazione, in particolare quelli del Real Madrid. Nel mirino il gioco posizionale

© Getty Images

Luis Enrique è finito sul banco degli imputati dopo l'eliminazione shock negli ottavi di Qatar 2022 per mano del Marocco. Tifosi, in particolar modo quelli del Real Madrid, e media in coro non hanno risparmiato critiche al ct della Spagna, arrivando addirittura a mettere in dubbio il gioco posizionale, marchio di fabbrica di Lucho ma anche di grandi club come il Manchester City e il Bayern Monaco. Secondo "Marca", la Federcalcio spagnola ora si aspetta le dimissioni dell'allenatore asturiano, citando fonti della federazione stessa, che avrebbero sottolineato che "siamo allo stesso punto del 2018", quando sempre ai rigori le Furie Rosse vennero eliminate ai Mondiali dai padroni di casa della Russia.

Ma quali sono in particolare le critiche mosse a Luis Enrique? A Lucho non viene perdonato da parte dei tifosi (probabilmente di fede madridista) la tendenza a convocare troppi calciatori del Barcellona e pochi del Real Madrid. Nella rosa volata in Qatar c'erano otto blaugrana (capitan Busquets, Pedri, Gavi, Eric Garcia, Jordi Alba, Ansu Fati, Ferran Torres e il giovane Balde) e solo due merengues campioni d'Europa in carica (Carvajal e Asensio). Una scelta dettata dal fatto che i calciatori spagnoli tra le fila dei campioni d'Europa sono solo una manciata e soprattutto dal fatto che, non è un mistero, la filosofia di calcio del Barça si sposa perfettamente con il suo credo calcistico.

E qui veniamo alle critiche al modo di giocare, 4-3-3, possesso palla, giocate in verticale e improvvise. Nel mirino il gioco di posizione, del quale il predicatore è stato il mitico Johan Cruyff, da allenatore del Barça, il profeta Louis Van Gaal, ai tempi dell’Ajax (l'allenatore a cui più si è ispirato Luis Enrique, ndr), e poi il più grande interprete moderno Guardiola, cresciuto alla scuola calcistica prima dell’uno e poi dell’altro (sempre al Barça). La Spagna dell'eterno tiki-taka, nel predominio e della gestione del pallone si è fatta molto male contro il Marocco fatto di trincee difensive ed esuberante fantasia in avanti. La continua mobilità e interscambi posizionali tra i calciatori che partecipano al gioco di posizione non ha funzionato contro una squadra che si è difesa con ordine nella propria trequarti. Gavi e Pedri, maestri negli inserimenti negli spazi, non ne hanno mai trovato uno buono, la scarsa vena degli attaccanti ha fatto il resto, prima che la serata culminasse nel dramma con tre errori su tre dal dischetto.

Ma da qui a mettere in dubbio uno stile di gioco praticato anche da squadroni come Manchester City e Bayern Monaco davvero ce ne passa. In casa Spagna devono stare attenti a non commettere l'errore di cambiare tanto per farlo con il rischio di tornare indietro nel tempo. In un periodo (prima del 2008) in cui le Furie Rosse vedevano vincere costantemente le altre nazionali.

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