Vince, cade, rinasce. Sofia Goggia è così, capace di imprese straordinarie perché le cose facili non gli sono mai piaciute. Due i momenti indelebili in questo 2022: Pechino e St. Moritz. La medaglia d'argento in discesa alle Olimpiadi a 23 giorni dalla distorsione al ginocchio sinistro con parziale lesione del legamento crociato e microfrattura peroneale e la vittoria in Coppa del mondo, sempre nella sua disciplina preferita, a meno di 24 ore dall'operazione alla mano per le fratture al secondo e terzo metacarpo. Nel mezzo anche la Coppetta di cristallo in discesa, la terza della carriera. Un anno da incorniciare vissuto sulle montagne russe.
Vulcanica, ma riflessiva. Selvaggia, come lei stessa si è definita recentemente. Una campionessa unica, la numero uno dello sport italiano. Senza ombra di dubbio. Personalità vincente, carattere da vendere. Forza di volontà, tanta. Senza dimenticare le sue origini bergamasche. Dai red carpet all'amicizia con i vicini di casa Claudio e Patrizia, due nonni adottivi. Nella sua vita ci sono Bruce Springsteen, ma anche Aristotele e Machiavelli che l'hanno aiutata ad aprire il cancelletto sulla pista Corviglia in Svizzera con la mano fratturata. Mai banale anche nel scegliere l'università. Facoltà Scienze politiche alla Luiss di Roma. Semplicità e tanto amore per i suo fans, con la s bella marcata.
In pista cannibale. Dopo aver carpito i segreti dall'amica Lindsey Vonn, ha fatto della velocità la sua dimensione. Quasi imbattibile, più forte anche dei suoi errori. Non una sciata pulitissima, ma sul ripido è in grado di fare tutta la differenza del mondo. Linee che nessuna riesce a imitare, quando taglia il traguardo la luce è quasi sempre verde. Un bacio alla telecamera e un'altra vittoria da festeggiare.