Milan, Pioli oltre l'emergenza: alla rimonta sul Napoli ci crede
Il tecnico rossonero che iniziò da Salerno in esclusiva per "I re del calcio": "Ecco in cosa sono migliorato"
Vigilia e giorno di Natale dedicati alle famiglie, poi da domani il Milan si rimette al lavoro per riprendere l'inseguimento al Napoli e difendere il 19° scudetto vinto lo scorso maggio. La rincorsa riparte dall'Arechi contro la Salernitana, la prima squadra allenata da Stefano Pioli dopo le esperienze alla guida di Bologna e Chievo Primavera. Era il 2003/2004, i campani si salvarono arrivando 17esimi in Serie B... oggi Pioli è campione d'Italia e gli piacerebbe tanto salire sulla macchina del tempo, ritrovare i giocatori di quella squadra e far vedere loro quanto sia cambiato e migliorato.
"Credo di essere migliorato in tante cose e tante situazioni, ma soprattutto nelle due/tre cose che ritengo essere le più importanti per il mio lavoro - ha dichiarato il tecnico rossonero intervistato da Alberto Brandi per lo speciale “I re del calcio”, in onda il 29 dicembre alle 23.45 su Italia 1- E cioè le soluzioni tattiche diverse, il rapporto con i miei giocatori e forse anche una comunicazione verso l'esterno migliore di quello che potevo fare ad inizio carriera".
A tutto ciò aggiungiamo la gestione dell'emergenza. Pioli ha vinto lo scudetto con Ibrahimovic a mezzo servizio; perso Kjaer ha valorizzato Kalulu e con Rebic spesso fuori uso ha sperimentato con successo Kessie e Krunic sulla trequarti.
L'emergenza si ripresenta anche ora, dopo la lunga sosta. Il rientro di Maignan (assente ormai da fine settembre) slitta ancora; Ibra è sempre fermo ai box, non gioca dalla partita scudetto del 22 maggio contro il Sassuolo e probabilmente non torna prima di febbraio; Giroud reduce da un Mondiale dispendioso andrà gestito e Origi continua ad avere problemi al bicipite femorale destro che richiederanno ulteriori controlli nei prossimi giorni.
Il Milan deve credere nella rimonta sul Napoli - dice Stefano Pioli - così come l'anno scorso ha creduto in uno scudetto che inizialmente sembrava impossibile. Una gioia che l'allenatore ha condiviso con il figlio Gianmarco, match analyst del club rossonero: "Alle 2 di notte ci siamo fumati un sigarone sul balcone con tutti i tifosi milanisti che passavano con le bandiere, in quel momento ho capito davvero la grandezza di quello che avevamo fatto".
Il grande rimpianto è non avere potuto festeggiare insieme a papà Pasquino, scomparso nel 2019: "Mi sono sempre sentito protetto da mio padre, mi ha sempre seguito con una discrezione e positività tali che si sarebbe meritato di viverla insieme a noi quella bella soddisfazione".