È il classico "fuoco che cova sotto la cenere", quello della Formula Uno 2023 che muove i primi passi a Capodanno e dintorni. L'azione in pista non inizierà "ufficialmente" prima degli ultimi giorni di febbraio con i test precampionato in Bahrain e non ci si spinge - al momento - prima del 13 e del 14 febbraio (Aston Martin e Ferrari rispettivamente) per quanto rigiarda il timining delle presentazioni delle nuove monoposto. Si tratta però di una calma apparente e si lavora al chiuso delle "situation room" delle squadre, definendo piani, strategie e priorità che saranno poi messe rapidamente alla prova (ben più che dai tradizionali "filming days") dai test di Sakhir e dai primi GP stagionali, ad iniziare proprio dall'ormai tradizionale esordio in Bahrein.
L'alba del nuovo anno si preannuncia di fondamentale importanza soprattutto per la Ferrari. Il nuovo corso "targato" Frederic Vasseur muove formalmente i primi passi lunedì 9 gennaio, data nella quale - come da comunicato ufficiale dello scorso 13 dicembre - assumerà la sua nuova carica (anzi, le cariche) di Team Principal e General Manager, succedendo a Mattia Binotto.
La monoposto che Charles Leclerc e Carlos Sainz guideranno nel Mondiale al via domenica 5 marzo sotto i riflettori mediorientali per il nuovo assalto al regno Verstappen-Red Bull verrà svelata al mondo il giorno di San Valentino, solo ventiquattr'ore dopo la Aston Martin AMR23 Mercedes, ed è l'eredità (più o meno scomoda, a seconda dei risultati in pista!) della precedente gestione. Che peraltro, per essere completa in ogni sua posizione, attende l'annuncio degli inevitabili ed interessanti ritocchi a livello di organigramma, quelli in grado di andare ad occupare ruoli-chiave nella stanza dei bottoni maranelliana.
Organigramma tecnico, soprattutto, visto che Vasseur è sì un manager sopraffino e sagace ma pur sempre a digiuno delle competenze (tecniche, appunto) che erano invece proprie di Mattia Binotto. Del quale peraltro auspichiamo lo schiudersi in tempi brevi di una nuova chance per rimettersi in gioco al massimo livello: nel Mondiale.
La sfida alla Red Bull ed al suo gioiello olandese è intanto lanciata: da parte della Ferrari ma anche della Mercedes che a sua volta non può fallire la missione-rivincita, all'indomani di un 2022 "striminzito" in termini di risultati, seguito ad un lungo ciclo vincente e titolato, il cui tramonto era stato in qualche modo (controverso) annunciato dalla conquista "last minute" da parte di Verstappen del suo primo titolo iridato al termine (nel verso senso della parola) del Gp di Abu Dhabi nel 2021. Internamente al team Mercedes, è tutta da seguire l'evoluzione del confronto tra Lewis Hamilton e George Russell, soprattutto se la W14 (ma si chiamerà così?) avesse le qualità per permettere ai due di giocarsela per vittorie e magari corsa al titolo.
Una sfida nella sfida per la quale si è già garantito un posto... in prima fila (purtroppo per lui solo virtuale!) Mick Schumacher che - oltre al ruolo di pilota titolare, speriamo per lui solo temporaneamente - al tramonto della scorsa stagione ha abbandonato il nido di Maranello per sposare la causa delle Frecce d'argento. Nel suo nuovo ruolo di terzo pilota Mercedes Mick - ventiquattro anni il prossimo 22 marzo - ha molte più opportunità di imparare l'arte rispetto ai due anni trascorsi alla Haas: prima con lo "sciagurato" Nikita Mazepin, poi con il ben più coriaceo e scomodo Kevin Magnussen che infatti lo ha più che doppiato in termini di punti iridati: venticinque a dodici.
Tornando alle rare (per quanto significative) certezze fin qui a disposizione, ad incuriosire in vista dei primi giri di ruote e di pista della nuova stagione sono poche ma indubbiamente interessanti sfide "accessorie": a partire dall'ennesimo capitolo dell'avventura di Fernando Alonso nel Mondiale. Facile, anzi obbligatorio, pronosticare un due volte campione come lui in grado di eclissare (nonostante il... contesto) il compagno di squadra Lance Stroll nel team Aston Martin. Un po' meno scommettere su un bottino di punti superiore a quello del suo predecessore Sebastian Vettel: per la cronaca trentasette, meno della metà di quelli (ottantuno) collezionati da Fernando nel 2022 ma con la ben più performante Alpine, quarta tra i Costruttori alle spalle delle tre superpotenze del Mondiale con 173 punti, contro i 55 di Aston Martin (settimo posto). Vale a dire meno di un terzo. Avrà fatto un buon affare, l'ex ferrarista?
Scontato nel garage Aston Martin, il confronto interno sarà tutto da seguire e probabilmente incerto fino alla fine nel team Alpine, con la coppia Esteban Ocon-Pierre Gasly destinata a regalare fior di mal di testa al management "bleu". Per non voler poi abbassare troppo il livello, trattando qui e adesso delle squadre di terzo piano (exploits isolati venti-ventidue a parte, lasciamo a Team Haas e Williams Racing il compito di smentirci), chiudiamo per ora l'elenco dei "buoni propositi" con McLaren, Alpha Tauri e Alfa Romeo.
Valtteri Bottas e Guanyu Zhou sono chiamati a dare continuità e aggiungere sostanza a un 2022 promettente ma al tempo stesso all'insegna del "vorrei ma non posso". Yuki Tsunoda e Nyck De Vries rischiano in modalità "stereo" di vedere compromesso il rispettivo futuro nel Mondiale a fronte di una sfida interna e per così dire "taurina" affatto irresistibile con il proprio compagno di colori.
Da parte sua, in casa McLaren Lando Norris (che ha ancora più o meno tutto da dimostrare) potrebbe invece andare incontro ad un prematuro "appassimento" nella sfida interna con il baby-prodigio (anche qui, tutto da dimostrare) Oscar Piastri. A meno che la presenza del giovane talento di Melbourne non sia il pungolo che Lando non ha trovato nell'altro australiano Ricciardo.
A proposito, buon anno a Daniel. Dopo undici stagioni da titolare, sotto l'albero pilota di Perth ha trovato una Red Bull "di riserva" che (non ce ne voglia Checo Perez) gli auguriamo di tornare a guidare in gara, per chiudere come si deve una carriera che ha qualcosa da invidiare solo a quelle di campioni del mondo e predestinati a vario titolo... iridato!