"La McLaren è motivatissima a provare a tornare ai vertici, almeno quanto lo sono io. Non sono arrivato in Formula Uno per fare numero. Voglio dare il massimo in ogni momento e sperabilmente vincere il più possibile. Il primo obiettivo è quello di trovare il mio posto nel Mondiale, subito dopo però viene quello di provare a scrivere un nuovo capitolo di successo per me ma anche per la McLaren". Non prende scorciatorie Oscar Piastri nell'esporre le linee-guida della sua stagione d'esordio in Formual Uno. Ventidue anni tra poco meno di tre mesi (li compirà quattro giorni dopo il suo GP di casa in tutti i sensi-è nato a Melbourne il 6 aprile 2001), l'australiano va apparantemente giù pesante anche con il suo compagno di squadra Lando Norris, salvo poi correggere un po' il tiro nel corso di una recente puntata del podcast del GP d'Australia "In The Fast Lane".
"Non conosco molto bene Lando. Gli ho parlato solo un paio di volte e brevemente e abbiamo un paio di amici in comune. Però sì, non vedo l'ora di approfondire il rapporto, sia dal punto di vista personale che professionale. Le nostre carriere siano state piuttosto simili. Lui ovviamente ha già avuto modo di dimostrare il uso valore in Formula Uno. Ora tocca a me dimostrare ciò di cui sono capace. Ho senza dubbio molto da imparare quest'anno e Lando è un riferimento molto importante, dal quale cercherò di apprendere. Penso che il nostro sarà un buon rapporto. Abbiamo età simili (Oscar è del 2001, lando del 1999, ndr) e come ho già detto amicizie comuni, quindi sono fiducioso che potremo collaborare al meglio e - si spera - riportare la McLaren nelle prime file della griglia: questa è la missione".
La querelle legale che lo ha "burrascosamente" portato da Alpine a McLaren (due squadre da un paio d'anni ai ferri corti su tutti i fronti), in fondo a corroborare la sensazione di trovarsi di fronte ad un talento puro, sul quale puntare tutto e magari fare carte false (si fa per dire) per aggiudicarsene i servigi. Un pilota divisivo, forse "di rottura" ed in ogni caso una scomoda pietra di paragone: per il suo compagno di squadra Norris, come abbiamo appena visto. E per gli altri piloti della generazione nata a cavallo tra la fine del secolo scorso ed i primi anni di quello attuale. Lo stesso Lando, mai poi anche George Russell, per limitarsi a quelli realmente in grado di dire la loro tra i big del Mondiale tralasciando i vari Zhou, Tsunoda e... Schumacher). Un confronto che però non sembra interessare più di tanto il "nostro", che già si proietta nella storia: quella della McLaren, intanto. I cui capitoli vincenti più "recenti" portano firme illustri (Lewis Hamilton nel 2008, la doppietta di Mika Hakkinen un decennio prima, nel 1998 e 1999), quanto di quelli targati Prost e Senna tra il 1998 d il 1991...
"Per quanto mi riguarda, buona parte dei successi della McLaren appartengono alla storia, nel senso che risalgono ad un'epoca nella quale ero molto piccolo o addirittura non ero ancora nato. Quindi per me - come credo per il resto del team - si tratta di ritornare a quei tempi e nelle posizioni che contano, là davanti... È un pensiero fisso, una cosa che mi gira sempre per la testa: che sono entrato in un team prestigioso e di successo, con un dna vincente, è questo è entusiasmante. In fin dei conti, mi hanno offerto una fantastica opportunità per esordire nel Mondiale".