A Napoli per la Juve doveva essere la gara della svolta, il big match per riaprire il campionato e far sognare i tifosi. E invece al Maradona è andato in scena il peggiore degli incubi per i bianconeri. Una lezione di calcio che ha demolito qualsiasi ambizione di rimonta e messo a nudo non solo le fragilità tecnico-tattiche della squadra, ma anche la totale mancanza di gioco e la pochezza della filosofia del "corto muso" di fronte alla corazzata di Spalletti.
Frastornata da un Napoli devastante, la Juve è uscita dal campo a testa bassa. Umiliata dalla manovra, dalla qualità e dalla fisicità degli azzurri. Una sconfitta pesantissima non solo per il numero dei gol subiti, ma anche per come è arrivata. Al netto di un finale di primo tempo in cui si è intravista una sorta di reazione di Di Maria & Co., per tutta la gara la banda di Spalletti ha dominato in ogni zona del campo, facendo crollare il bunker bianconero. Dopo otto clean sheet consecutivi, la difesa bianconera è stata letteralmente spazzata via da Osimhen e Kvaratskhelia prendendo cinque gol in un colpo solo. Poco meno di quanti ne aveva incassati nelle 17 gare precedenti. Un dato che lascia poco spazio a interpretazioni e deve fare riflettere.
Al Maradona, del resto, non ha fallito solo la retroguardia di Allegri guidata da un Bremer irriconoscibile e completamente in bambola, ma un po' tutti. Anche in mediana, infatti, i bianconeri hanno steccato alla grande, inseguendo sempre gli avversari, ma senza mai raggiungerli o riuscire a contrastarli nei duelli. Colpa di un divario tecnico e fisico evidentissimo, ma anche di alcune scelte decisamente poco azzeccate di Allegri. Come l'idea di far giocare Chiesa e Kostic a tutta fascia costringendoli a fare sostanzialmente i terzini aggiunti contro Kvaratskhelia e Politano (Elmas nella ripresa). Decisioni che insieme ai continui cambi di modulo e al bassissimo rendimento di Locatelli, Rabiot e McKennie hanno contribuito a prestare il fianco alla potenza di fuoco azzurra sugli esterni e alla rapidità dell'attacco azzurro in campo aperto.
Una débâcle totale, che ridimensiona tutto quello di buono fatto dalla Juve tra fine 2022 e inizio gennaio 2023 e rimette tutto in discussione. Soprattutto le basi del lavoro di Allegri. A Napoli, infatti, non è crollata miseramente solo la Juve, ma anche il modo di fare calcio di Max. E intanto sui social è già rispuntato l'hashtag #AllegriOut.