Luciano Moggi passa al contrattacco. L'ex dirigente della Juventus ha voluto dire la sua sull'apertura di un'inchiesta da parte della Procura della Figc riguardo alla sua presenza a bordocampo nel match tra Napoli e Juve Primavera: "Abito a Napoli e ho letto che c'era questa partita - ha spiegato a LaPresse -. Sono andato a Cercola insieme a due amici, che sono testimoni e che citerò, e siccome non sono pratico del campo ho chiesto all'inserviente, che mi ha fatto passare a bordo campo. Lì ho incontrato Pessotto (ds dell'Under 19 bianconera, ndr), che ho salutato calorosamente perché è stato un mio giocatore. Chinè non può dire che io non posso parlare con qualcuno, perché questo è stalking. Non possono vietarmi pure di parlare".
La radiazione avvenuta in seguito alle vicende di Calciopoli non avrebbe consentito la presenza di Moggi a bordo campo in un evento organizzato dalla Figc, per il quale naturalmente non era presente né nelle liste delle squadre né tra gli accreditati. L'ex dg bianconero, tuttavia, sostiene di essersi ritrovato in quel punto dell'impianto solo mentre veniva accompagnato verso gli spalti: "Io andavo verso la tribuna, a una certo punto è arrivato anche Pessotto e ci siamo messi a parlare del nostro passato, niente di straordinario. Non si capisce bene perché Chinè abbia prima mandato a Torino una persona della procura per parlare con Pessotto e non sia andato invece a Napoli a sentire l'inserviente di quel campo. Probabilmente gli avrebbe dato la spiegazione che ho dato io. Se fossi in Gravina gli farei pagare addirittura le spese per aver mandato una persona a Torino, così imparerebbe a comportarsi. Perché il livore, nel calcio ma anche nella vita, certe volte va poi a confondere le idee".