Certo, il gol del vantaggio è arrivato a poco più di un quarto d'ora dalla fine e certe amnesie difensive (vedi rete del pareggio friulano e gli enormi rischi corsi in contropiede nella ripresa) non lasciano del tutto tranquilli. Inzaghi, comunque, si porta a casa i tre punti che consolidano il secondo posto solitario e la certezza di avere praticamente tutta la rosa a disposizione in vista del ritorno della Champions, con l'andata degli ottavi con il Porto.
Le note positive della partita con l'Udinese non sono poche, a partire dal ritorno al gol in contemporanea della Lu-La, evento che non si verificava dal maggio 2021, nel giorno dell'ultimo scudetto nerazzurro. Sicuramente è un caso che la rete del 2-1, quella che in pratica ha indirizzato il risultato, sia arrivata dopo l'ingresso di Lautaro al posto di Dzeko, ma è indubbio che l'Inter si trovi più a suo agio con una punta mobile di fianco a una potente. L'esperimento con il bosniaco insieme a Lukaku, insomma, è da rivedere, anche se i due hanno cercato movimenti contrapposti per non pestarsi i piedi. Ritrovare il belga è una priorità per Inzaghi che può sbizzarrirsi nello scegliere la coppia più adatta agli avversari e alle condizioni della partita, anche a gara in corso.
A proposito di cambi, c'è poi la certezza che, quando la rosa è tutta a disposizione, le possibilità di incidere dalla panchina sono notevoli. Gli ingressi contemporanei di Calhanoglu e Lautaro, intorno al ventesimo della ripresa, per esempio, hanno contribuito a risvegliare la manovra offensiva, con un Brozovic che è ancora un po' indietro nella naturale gestione del controcampo. Se si pensa, poi, che sono rimasti in panchina due pilastri della difesa come Skriniar e De Vrij, è facile intuire le tante, invidiabili, armi a disposizione di Inzaghi. Diversa è la valutazione sulla fluidità della manovra, che riesce a svilupparsi concretamente quando i difensori centrali si aggiungono in zona di costruzione e rifinitura, o quando si cerca il cambio campo per il cross dell'esterno (un gioco che riesce sempre bene a Dimarco, come dimostra la rete di un ispiratissimo Mkhitaryan, vero trascinatore del centrocampo). Il resto lo fanno i lanci lunghi quando gli avversari, in cerca del pari, ti concedono la profondità (vedi alla voce terzo gol).
Il Porto potrà forse dare una risposta più chiara su quale sia la reale consistenza dell'Inter, anche perché la squadra dell'ex Sergio Conçeicao è tutt'altro che da sottovalutare, con un gioco mandato a memoria e con un più che credibile andamento stagionale (i biancoblù sono a due punti dallo straordinario Benfica di Schmidt). Quella di mercoledì, insomma, assomiglia tantissimo a un vero e proprio crocevia dell'annata nerazzurra. Al novantesimo della partita di San Siro si potrà già stilare un bilancio della stagione dell'Inter, per capire anche il futuro del suo allenatore.