Sorridono per ora sostanzialmente solo Red Bull e Aston Martin: a scena aperta e a trentadue denti i Tori, sotto i baffi Alonso e la squadra britannica che all'inizio del mese a Sakhir si è messa alle spalle Ferrari e Mercedes, con una progressione finale irresistibile che ha permesso al suo pilota spagnolo di occupare l'unico gradino del podio lasciato "vacante" dai vincitori. Non sarà facile per Alonso (e Stroll) confermarsi a Jeddah: le Rosse e le Frecce d'Argento sono attese ad una prova di pieno riscatto se non proprio di rilancio, che potrebbe ridimensionare lo scatto al via delle "verdone". In attesa delle indicazioni del circuito della Corniche (molto diverso da quello di Sakhir), la AMR23 Mercedes è nata bene. A dimostrare qualcosa sono invece attese (con ordini di grandezza diversi da Ferrari e Mercedes!) tre squadre che al via stagionale hanno visto allontanarsi subito all'orizzonte le Aston Martin.
Stiamo parlando naturalmente di Alpine, McLaren e Alfa Romeo Sauber che - in quest'ordine - avevano preceduto la Aston Martin stessa nella classifica del Mondiale Costruttori dello scorso anno. A Sakhir queste tre squadre (ed i loro piloti) hanno offerto prestazioni largamente contraddittorie (per non dire enigmatiche), ora al vaglio della controprova saudita, destinata a fornire indicazioni più precise sulla caccia al quarto posto del Mondiale. Dando qui per scontato che la stessa si allarghi ad Aston Martin.
Per Alpine, prima del... resto del mondo nel 2022 nella rivincita della sfida Francia-Inghilterra vinta due anni fa da McLaren, il GP del Bahrain è vissuto sulla prova a "spezzatino" di Esteban Ocon tra una penalizzazione e l'altra e la buona performance di Pierre Gasly, chiusa in zona-punti (nono) scattando dalla coda del gruppo. A Jeddah un anno fa Ocon ed Alonso sgomitarono (al solito) tra di loro, fecero bene in prova ed anche in gara: il francese, in particolare.
Nemmeno i potentissimi riflettori di Sakhir hanno potuto illuminare il tunnel nel quale sembra essersi infilata la McLaren con la MCL60 "anniversary" in Bahrain. Il rischio che si tratti di un progetto sbagliato non deve aver fatto dormire negli ultimi dieci giorni piloti, manager e soprattutto ingegneri degli "arancioni" che a Jeddah puntano comunque a schiarirsi le idee ed a liberare il campo dai dubbi emersi dall'esordio stagionale: diciassettesimo ed ultimo classificato Lando Norris, costretto all'abbandono il rookie Oscar Piastri, dentro una "shortlist" di ritirati completata dal diretto rivale Ocon e da... Charles Leclerc.
Chiudiamo con Alfa Romeo Sauber che ha offerto una "prima" più brillante di Alpine e McLaren ma non ha - in prospettiva - i numeri per poterle minacciare. Dovendo tra l'altro (ed in prospettiva, appunto) scontare l'inerzia "discendente" di una partnership italoelvetica prossima ai titoli di coda. In Bahrain Valtteri Bottas ha chiuso con un tutt'altro che disprezzabile ottavo posto tutta sostanza, mentre Guanyu Zhou ha messo a segno il giro più veloce della gara ma - essendo rimasto lontano dalla top ten finale, sedicesimo - non c'è traccia del relativo punto-bonus nel bottino del team, di fatto confermando (purtroppo per lui) quella sorta di... impalpabilità e di inconsistenza che ne hanno fin qui contraddistinto la presenza nel Mondiale.