L'inchiesta Prisma continua a condizionare il futuro della Juventus fuori dal campo, ma la società bianconera ha deciso di passare all'attacco. Nel mirino i nuovi documenti raccolti dalla Procura giudicati di "radicale irrilevanza e inesistenza sotto il profilo giuridico, sia per l'ordinamento sportivo che per quello statuale" con l'attacco voluto dal CdA bianconero che arriva a pochi giorni dall'udienza preliminare che potrebbe mandare la società bianconera a processo con la vecchia dirigenza per falso in bilancio. Pronta l'istanza di spostare il procedimento a Milano, dove ha sede la Borsa.
Memorandum - Il nuovo CdA della Juventus si è preso del tempo per l'approvazione della semestrale in modo da studiare tutte le carte della Procura di Torino, rinviandola in due occasioni. Ora che il quadro è chiaro e l'amministrazione ha approvato i conti al 31 dicembre 2022, passando da un passivo da 112 a 29,5 milioni di euro, ma con un indebitamento finanziario netto di 333 milioni, la società ha fatto chiarezza su quei documenti che a livello ipotetico avrebbero potuto avere effetti contabili su questo bilancio.
I nuovi documenti raccolti dalla Procura sono stati definiti dal CdA della Juventus come "promemoria" o "memorandum" risalenti agli anni 2018, 2019 e 2020 riguardanti alcune possibili operazioni di calciomercato con altri club, senza però rappresentare contratti con tutto ciò che ne sarebbe conseguito a livello contabile.
Per questo, la Juventus si è detta disponibile a fornire volontariamente per trasparenza amministrativa una rappresentazione dei potenziali effetti contabili che teoricamente avrebbero potuto portare a situazioni economiche diverse.
Lo spostamento dell'udienza - Lunedì 27 marzo inizia il processo per quanto riguarda la giustizia penale. La Juventus e i 12 dirigenti del vecchio CdA coinvolti sono indagati soprattutto per falso in bilancio e false comunicazioni al mercato azionario dal Tribunale di Torino. La società bianconera però dovrebbe presentare istanza per lo spostamento del procedimento a Milano - come riporta La Stampa -, e stavolta il Giudice dovrebbe interpellare la Cassazione in tal senso allungando i tempi.