Inchiesta Prisma, Dybala e CR7 non sono parte civile contro la Juventus
Gli avvocati dell'argentino e del portoghese non erano in aula per l'udienza preliminare che ha deciso il rinvio proprio per il ricorso di piccoli azionisti e associazioni. Assente anche la Figc
Cristiano Ronaldo e Dybala da idoli dei tifosi bianconeri erano diventati negli ultimi mesi lo spauracchio della Juventus, intesa come società. I loro nomi erano spuntati nella parte dell'inchiesta Prisma relativa alla manovra stipendi portata avanti dalla Procura di Torino e si diceva che entrambi fossero pronti a presentare cause milionarie al loro vecchio club. Invece, dall'udienza preliminare è emerso che nessuno dei due si è presentato al processo come parte civile.
Entrambi, molto probabilmente saranno chiamati a testimoniare pubblicamente (l'argentino lo ha già fatto davanti ai pm) su quanto accaduto in occasione della famosa rinuncia alle quattro mensilità per l'emergenza Covid, ma chi pensava che potessero aggiungersi al gruppo di chi chiede un risarcimento (stipendi arretrati nel loro caso), è rimasto sorpreso. L’assenza dei loro avvocati in aula lascia pensare che non intendano ricorrere alla giustizia penale, a meno che non lo facciano a livello individuale in un altro momento. Assente anche la Figc (come pure sarà al Collegio di Garanzia dello sport del prossimo 19 aprile) e l'Agenzia delle Entrate.
IL RICORSO DELLE PARTI CIVILI
Al contrario, la decisione di rinviare il tutto al 10 maggio è legata proprio al ricorso presentato da parte di Consob, qualche decina di piccoli azionisti e di alcune associazioni, tra cui il Codacons e il Siti (Sindacato Italiano tutela investimenti). Tra un mese e mezzo le parti si ritroveranno davanti al giudice Marco Picco per discutere sulla questione della responsabilità civile, che stabilirà in maniera definitiva chi potrà eventualmente essere risarcito.
SI DECIDE LA COMPETENZA TERRITORIALE
Sempre nella stessa data verrà discussa la competenza territoriale (in ballo Torino, Milano e Roma), che è uno dei nodi chiave della causa. La difesa chiede che il processo si svolga a Milano, dove ha sede la Borsa, o al limite a Roma, dove si trovano i server di Piazza Affari, mentre l'accusa spinge perché si resti a Torino. Probabile che a esprimersi in merito sarà la Corte di Cassazione.