Il club responsabile. La dirigenza pure. I calciatori no (ma i loro procuratori segnalati alla Commissione agenti sportivi federale). Dovrebbe essere questo l'impianto conclusivo dell'inchiesta sulla manovra stipendi che riguarda la Juve portata a termine in questi giorni dal procuratore federale Giuseppe Chiné. Se così fosse, al termine di quattro mesi di lavoro basato sulle carte arrivate alla Procura federale della Figc dalla Procura della Repubblica di Torino e dopo la comunicazione agli interessati della conclusione delle indagini, la "parola" passerà agli incolpati che potranno chiedere di essere ascoltati e/o presentare una propria memoria difensiva. A quel punto la Procura deciderà sul deferimento o sull'archiviazione: nel caso specifico, concesso agli indagati il tempo per esercitare il proprio diritto di difesa, si profila un deferimento che permetta al Tribunale Federale di avviare i propri lavori tra fine aprile e inizio maggio in modo da poter concludere i propri lavori entro la fine del campionato.
Ma cosa rischia a questo punto la Juve per questo filone d'inchiesta, per la "manovra stipendi" che per i pm di Torino non rappresentava una riduzione degli stipendi ma "un mero differimento" con "gli atleti che avevano una valida aspettativa che la società avrebbe onorato l’impegno relativo al pagamento posticipato delle quattro mensilità"? Se la Giustizia Sportiva riuscirà a dimostrare la pattuizione fuori dai canali consentiti e dal deposito dei documenti in Lega e in Federcalcio (le ormai famose side letter, ritrovate nelle diverse perquisizioni dell’inchiesta Prisma) la Juve rischierebbe una maxi multa e/o la penalizzazione di "uno o più punti" e gli ex dirigenti potrebbero essere sanzionati con nuove inibizioni.
Salvi invece, con buona probabilità i calciatori stessi che in linea teorica se riconosciuti responsabili rischierebbero almeno un mese di squalifica. Tuttavia, come riporta oggi la Gazzetta dello Sport, "nello scambio di mail fra i dirigenti della Juve di allora e gli agenti dei calciatori, la procura federale ha evidentemente ritenuto non sufficiente il livello di consapevolezza del comportamento tenuto dai giocatori e quindi la loro responsabilità diretta e acclarata nella violazione regolamentare". Diversa invece la posizione dei loro agenti.