Gli scudetti si vincono anche portando a casa i tre punti quando non si merita di vincere. Uno dei più classici luoghi comuni del calcio trova una conferma quasi scientifica nella vittoria del Napoli a Lecce. Mancano 4 successi per avere l'aritmetica certezza del titolo e nessuno credeva, anche prima della vittoria al Via del Mare, che la squadra di Spalletti potesse buttare via un triangolino tricolore mai così meritato.
Però c'erano i 4 gol subiti dal Milan che aleggiavano sulla testa degli azzurri e, più che la distanza dalla seconda in classifica (quella reale o quella virtuale in bianconero), poteva essere la perdita delle certezze, maturate in una stagione stratosferica, a creare problemi a un Napoli atteso, tra l'altro, al doppio appuntamento con i rossoneri in Champions. Ecco perché Spalletti e i suoi non si fanno grandi problemi a pensare al modo in cui sono arrivati i tre punti di Lecce. Certo, chi si era abituato a una squadra padrona del campo e del gioco, fa un po' fatica a riconoscere gli azzurri, ma i tre punti del venerdì di Pasqua cancellano ogni cattivo pensiero.
Casomai servono per dare una spinta emotiva in più al Milan, visto che gli azzurri sembrano stanchi, forse più mentalmente che fisicamente. Il turnover di Spalletti è limitato al minimo indispensabile ed è più legato alle circostanze (vedi alla voce Osimhen), che alla necessità di fare tirare il fiato a qualcuno. Ecco, Osimhen. La sua assenza si sente eccome e non solo per il demerito di chi, che sia Raspadori o Simeone, è chiamato a sostituirlo. Il nigeriano regala sviluppi inattesi alla manovra, visto che può essere cercato con palloni lunghi, di solito lanciati verso l'esterno, quando il Napoli ha difficoltà a uscire dal basso per l'aggressività avversaria.
Il Lecce ha provveduto, come spesso capita a chi affronta gli azzurri, a mettere i soliti granelli di sabbia a inceppare i meccanismi di risalita del pallone innescati da Lobotka. Questa volta è stata la scelta di stringere in fase difensiva Oudin e Di Francesco che, insieme al centravanti Ceesay e alle mezzeali Gonzelez e Maleh, hanno creato un blocco centrale difficilmente superabile da un Napoli che, non avendo l'opzione Osimeh, era costretto a risalire il campo cercando il movimento incontro di un Raspadori non troppo ispirato nella circostanza. Il resto è una conseguenza di una manovra molto meno brillante del solito, senza i continui cambi di posizione e scambi in velocità che sono stati il marchio di fabbrica del Napoli di questa stagione. Un po' il Lecce, un po' la stanchezza, hanno prodotto una partita in cui i tre punti sono, oltre all'unica cosa da salvare, una benedizione dal cielo per una squadra che ora vede il traguardo tricolore a pochissimi metri di distanza.