Il Benfica arriva al match in Champions League contro l'Inter dalla sconfitta in campionato contro il Porto che ha interrotto una serie di otto vittorie consecutive (contando tutte le competizioni) ma l'1-2 interno del Da Luz non deve trarre in inganno Simone Inzaghi: per la squadra di Roger Schmidt è solo il terzo ko stagionale (due in Primeira Liga e uno in coppa di Portgallo, ai rigori) e comunque in campionato resta un vantaggio di 7 punti sulla formazione di Conceiçao, eliminata proprio dai nerazzurri negli ottavi di finale. Martedì peseranno l'infortunio di Bah (lesione del legamento collaterale, salterà anche il match di ritorno) e la squalifica (per un turno) di Otamendi ma il Benfica, da affrontare senza eccessivi timori referenziali, resta avversario da prendere con le pinze.
Chiedere per informazioni a Juventus e Brugge o, in alternativa, a tutte le partecipanti al campionato portoghese. Roger Schmidt, l'allenatore tedesco del Benfica, ha messo in piedi un meccanismo perfetto, adattandosi perfettamente alle caratteristiche dei suoi giocatori. Nei tre anni alla guida del Bayer Leverkusen esasperava così tanto il concetto di riaggressione (il famoso 'gegenpressing') raggruppando un gruppo di giocatori in una zona di campo per raggiungerli con palloni lunghi: la superiorità numerica permetteva ai suoi di recuperare più facilmente il pallone. L'opposto del calcio associativo messo in mostra con il Benfica.
Il pressing e il contropressing si vedono e fanno parte del bagaglio tattico della squadra che, però, sa risalire il campo sfruttando al meglio le caratteristiche dei giocatori a disposizione. Si palleggia e si va in profondità, si sfruttano le fasce e ci si butta in verticale, arrivando in area anche con veloci uno-due. La capolista del campionato portoghese ha perso a gennaio Enzo Fernandez, passato al Chelsea per 121 milioni, ma non se n'è accorto nessuno. Il Benfica ha continuato a macinare il suo gioco. All'apparenza è un 4-2-3-1 ma il movimento e i cambi di posizione (soprattutto degli esterni alti che entrano dentro il campo) rendono difficile inquadrarli tatticamente.
Dietro le punte c'è Joao Mario, autore sin qui di una stagione straordinaria: 42 partite, 23 gol e 12 assist. Parente lontano di quello visto all'Inter, che nella stagione 2016/17 era arrivato dallo Sporting Lisbona per 45 milioni sulla scia di un ottimo Europeo col Portogallo, colpo firmato dall'allora presidente Thohir. In nerazzurro cinque stagioni (ma tre prestiti: a West Ham, Lokomotiv Mosca e Sporting Lisbona), pochissime soddisfazioni, 69 presenze e 4 gol prima della risoluzione consensuale del contratto e l'approdo al Benfica nel 2021.
La formazione tipo è più o meno questa: Vlachodimos; Bah (infortunato, giocherà Gilberto contro l'Inter), Antonio Silva, Otamendi (squalificato per la gara d'andata, giocherà Morato), Grimaldo; Chiquinho, Florentino; Aursnes (o il brasiliano David Neres), Joao Mario, Rafa Silva; Goncalo Ramos.