Per il suo decimo anniversario, il Colmen Trail di Morbegno si rifà il look e si regala un doppio format di gara, riservando a noi backmarkers della inedita prova da trentatré chilometri un posto in prima fila e in prima linea su quella più classica e collaudata da sedici chilometri. Uno… scomodo privilegio, con vista sulla straordinaria progressione dei top runners (e delle top runners) della “corta” lungo la ripida scalata alla Comen, la Montagna Magica di Morbegno che - solo pochi chilometri dopo il suo “attacco” dalle parti di Colico - costringe l’Adda a girarle intorno, segnando il passaggio dalla Bassa (si fa per dire) alla Media Valtellina. Meglio come sempre fare un passo indietro - anzi, diverse migliaia - e partire dall’inizio.
Take a step, watch the ground
Rise to meet your feet somehow
You're too good for giving up
La gabbia di partenza appena fuori dall’ingresso principale della Colonia Fluviale di Morbegno è altamente motivazionale: la Federazione Italiana di Skyrunning ha subito elevato al rango di prova di selezione per i Mondiali di Trailrunning di inizio estate ad Innsbruck la nuova gara da trentatré chilometri che gli organizzatori di Team Valtellina hanno varato per festeggiare come si deve la decima edizione del Colmen Trail che, personalmente, affronto per la quarta volta negli ultimi sei anni. Per tornare alla supermotivazione di cui sopra, la scelta di buttarmi sulla new entry 33K mi dà la possibilità di schierarmi subito alle spalle dei big che - manco a dirlo - poche centinaia di metri dopo il via sono già scomparsi “into the distance”. Rispetto alla distanza classica da diciannove chilometri (oggi però si corre su quella - leggermente accorciata - utilizzata due anni fa), la “lunga” snobba lo storico Ponte di Ganda (sull’Adda, ovviamente) e punta a sud, “infilzando” per intero il centro abitato di Morbegno e - per diretta di conseguenza - l’intero fondovalle principale. La novità più grande della 33K consiste proprio nel suo doppio formato, in tutto e per tutto: doppio chilometraggio e doppio versante. Si attacca prima il “nuovo” versante orobico, poi quello “classico” retico. Ci lasciamo alle spalle Morbegno, l’asfalto e il terreno pianeggiante e imbocchiamo la parte iniziale della valle che porta al Passo San Marco, storico valico di collegamento tra Valtellina e Val Brembana. Oltrepassata la località di Arzo, la traversata a mezzacosta tocca quella di Valle, chiudendosi con la breve e “simpatica” rampetta in cima alla quale ci meritiamo il primo ristoro di giornata... o forse il secondo? Mah, ho già sudato via un bel po’ di lucidità.
È già lontana l'espressione sorridente che io e l'amico e compagno di squadra Ivan Picceni avevamo nella foto pre-gra da senso di appartenenza (ai colori di ASD Sportiva Lanzada) avevamo nella foto scattata con lo smartphone dal nostro presidente Serafino Bardea. Se non mi sono perso qualcosa (o meglio qualcuno) Ivan ed io siamo gli unici del team ad aver scelto la prova lunga. Lui però è già molto più avanti di me lungo l'itinerario!
Secca e ripida inversione di rotta: niente più mulattiera, niente più breve sollievo lungo qualche tratto di carrozzabile. Sentierino single-track nel bosco, invece. Mi ricompongo alla bell’e meglio e tiro fuori un sorriso stiratissimo quando mi accorgo che in agguato dietro la curva c’è Maurizio Torri pronto a scattare a raffica. Saluto lui e l’altro amico Andrea Mazzoni (organizzatore di K2 Valtellina Extreme Vertical Race in programma sabato 24 giugno) e punto ai 942 metri di quota dell’Alpe Pitalone che - per trenta soli metri - strappa il titolo di GPM-gara allo spiazzo boscoso nel quale culmina… il Colmen che dà nome alla gara. Siamo in uno dei punti più “remoti” della prova.
La prima salita di giornata è alle spalle ma non è che la prospettiva di tornare giù fino a fondovalle mi sorrida più di tanto e lo farà ancora meno con il passare dei chilometri lungo una picchiata che a tratti… non lo è per niente! Alla discesa si alternano infatti lunghi tratti di traversata a mezzacosta, lungo un sentierino obliquo che sembra fatto apposta per perdere l’equilibrio, con la gravità che tende sempre a spingerti verso il basso invece che in avanti: come essere al volante di una macchina che… tira a sinistra! Non mancano nemmeno alcuni tratti di risalita, sia su mulattiera che su asfalto ed a tratti in mezzo a grossi massi. Doppiato il Tempietto degli Alpini, il menu cambia ma resta (per quanto mi riguarda) piuttosto indigesto. Per restare in tema, la mia cronica difficoltà nell’alimentarmi in gara (riporto al traguardo quasi interamente intatta la riserva di barrett, gel e integratori “imbarcati” prima del via nello zaino) sta iniziando a presentare il suo salatissimo conto. Provo a rimediare ma - come noto - una volta che ne prendi atto, la crisi di fame ha già prodotti i suoi danni. Dopo quello di Morbegno nei primi due-tre chilometri di gara, tocca affrontare il secondo attraversamento urbano: quello di Talamona, con l’aggravante della (bella) giornata che avanza e quindi del caldo in aumento. Dev’essere da queste parti che la sostanziale calma piatta in tema di posizioni perse/guadagnate si sbilancia in senso negativo.
Osservo con un filo di preoccupazione la sagoma del Colmen che mi si para davanti, accetto con riluttanza e un po’ di sconcerto il passaggio (anzi, il sottopassaggio) della Statale 38 all’altezza di Paniga - il campo base della Colonia Fluviale non dista molto… - e per finire (sì, magari!) mi ricongiungo con il tracciato originale del Colmen Trail dalle parti di Desco, piccolo borgo appollaiato come una sentinella sulle prime falde della Montagna Magica, che per me a questo punto è più che altro… Stregata!
Okay, ci siamo: tocca di nuovo spingere forte sui bastoncini: pure troppo. Ed è proprio sulle prime strette rampe erbose tra i muretti a secco che la faccenda si complica e i nodi di un piano-gara che necessita di registrazione per il futuro vengono tutti quanti al pettine. È proprio qui (in questo tratto) che la nostra prova e quella prova da sedici chilometri (scattata più di un’ora e mezzo più tardi) finiscono per confluire e per sovrapporsi, di fatto... ingarbugliandosi. D’altra parte nel briefing pre-gara ci avevano avvertito, intimandoci il necessario “fair play” nei confronti dei toprunners della gara corta. Non ci tiriamo indietro o meglio sì, nel senso che ci facciamo da parte all’avvicinarsi della testa della corsa, ma la tempesta perfetta (loro salgono come dei treni, noi arranchiamo) rallenta loro e toglie a noi qualsiasi possibilità di tenere un passo regolare, anche se lento. Tornantini secchi, tratti esposti ed altri attrezzati (per quanto brevi) complicano ulteriormente la situazione.
Cerco di restare concentrato sui miei diretti avversari, ma non è facile. Mi passa tra gli altri Silvia Fendoni di ASD Castelraider che sembra lanciata verso una seconda metà gara in rimonta, impressione confermata a fine gara dal suo passaggio sulla linea del traguardo una quarantina di minuti prima del sottoscritto!
Look how far you've come
Stronger than the damage done
Remember you belong
Here as much as anyone
Even when you're just about to break
Con le loro inconfondibili facce da schiaffi, Noel e Liam Gallagher continuano a risuonarmi nella testa e a cacciare via pensieri più contorti. Superato il tratto più difficile (e voltando senza rimpianti le spalle alla Media Valtellina e al corso dell’Adda che laggiù scorre dritto come un canale artificiale), l’itinerario guadagna finalmente la boscosa cresta est che conduce sulla vetta del Colmen. I colleghi della sedici chilometri continuano… ad imperversare ma non si tratta più degli atleti più forti, quindi il differenziale di passo tra loro e noi è più contenuto e non mi devo buttare di lato al primo… colpo di clacson o al primo flash di abbaglianti alle mie spalle! Scollino in vetta e poi inizio la discesa lungo la cresta ovest che incombe sul paese di Dazio. Poche energie rimaste, mente persa in pensieri lontani o forse chissà vicinissimi, laggiù a fondovalle. Mi abbasso faticosamente: qualcuno mi supera voltandosi a chiedere: “Tutto bene?” Ahi ahi, mi sa che il mio assetto di corsa tradisce il momento difficile. Potrei tirare dritto verso il traguardo, una volta giù in paese, staccando il pettorale e tagliando il loop finale, riservato a noi della trentatré chilometri ma il secondo cancello orario non è lontano e - superandomi - la collega di Livigno Federica Canclini mi sprona: “Dai che ce la facciamo”. Prima del lungo (e noioso) traverso a monte del paese di Dazio e del passaggio tra le vie del paese deserte (è ora di pranzo), l’itinerario attraversa una bellissima foresta. Penso che, invece che lungo il versante orobico, il Colmen Trail 33K dovrebbe svilupparsi da queste parti, magari salendo oltre la quota della vegetazione oppure allungandosi fin quasi alla “vicina” Val Masino: facile “illuminazione” che - scoprirò più tardi - è condivisa da chi conosce queste zone molto ma molto meglio di me.
It's getting late, but there's still time
You're too good for giving up
Entrato come detto in Dazio, chiedo per la più vicina fontana e poco ci manca che mi ci tuffi dentro. Faccio lo stesso con quella dopo (ma quanto è fresca? Starei qui un’oretta) e insomma non me ne perdo una. Finisce che vengo raggiunto dall’altra livignasca Elena Usai (beato tra le donne, oggi!). Cerco di tenerla nel mirino sui saliscendi ombrosi della valletta buia che separa Dazio dall’affaccio sul fondovalle principale. Viaggio al gancio in attesa di terreno migliore, circostanza che si verifica nella picchiata finale (e… acciottolata) lungo la quale lei denuncia un po’ di appannamento. Quanto basta per ricucire definitivamente lo strappo e superarla ormai in vista della fine della discesa. Scavalco ormai sollevato l’Adda sul Ponte di Ganda, controllando nel suo punto più alto il vantaggio: è rassicurante e - anche se non avrei nulla in contrario ad un arrivo insieme - tiro dritto sul pratone della Colonia, accasciandomi “classicamente” un metro oltre la linea. Stanno già tutti (o quasi) pranzando: lasciatemi qualcosa, riprendo fiato e arrivo. Prima però una stretta di mano con Elena. Complimenti anche a te. Meglio al traguardo quaggiù nei bassifondi della classifica che a casa a pensare: “No, è troppo dura, questa la salto”. Il divano può attendere!
Soon your future will appear
There's nothing left for you to fear