Corse e... ricorse della Formula Uno: Charles Leclerc come Sebastian Vettel e Fernando Alonso? Alla pari (anzi, no...) con il tedesco e lo spagnolo - e senza nulla togliere al suo compagno di squadra Carlos Sainz - il monegasco ha il difficilissimo compito di riportare a Maranello quel titolo iridato piloti che - dopo la straordinaria epopea di Michael Schumacher, solo Kimi Raikkonen è riuscito a conquistare, ormai però ben sedici anni fa. A differenza di Vettel e di Alonso che ne ha preso il posto al volante della Aston Martin, Leclerc si misura con l'impresa sulla base di premesse sostanzialmente diverse: Charles è ancora a caccia del suo primo titolo. Sebastian era approdato a Maranello nel 2015, ancora "fresco" del suo poker iridato con la Red Bull (2010-2013) e in questo caso era stato lui a prendere il posto di Alonso, ingaggiato dalla Ferrari dopo tre stagioni a dir poco controverse con McLaren e Renault (la rivalità con Hamilton prima, il caso-Singapore poi) ma precedute dai due titoli iridati consecutivi con la Renault stessa: nel 2005 e nel 2006. A ben vedere (ma non è troppo... beneaugurante), il caso di Leclerc è più simile a quello di Felipe Massa che nel 2008 ha "rischiato" di vincere proprio al volante della Ferrari il suo sfiorato primo titolo: missione che il già citato Raikkonen aveva portato a termine con successo solo dodici mesi prima e che Felipe sta provando a "recuperare" ai danni di Hamilton... andando per vie legali.
I dolori del giovane Charles sono il leit motiv dei giorni che precedono il ritorno in pista della Formula Uno in pista e sulla pista (anzi, sulle strade) di Baku, capitale dell’Azerbaijan. Vale a dire il GP che - dodici mesi fa - segnò il risveglio di Leclerc e della Ferrari dal sogno o piuttosto l'inizio dell'incubo, con il ritiro al diciannovesimo dei cinquantuno giri in programma a causa di noie alla power unit, dopo essere stato bruciato al via dalla pole position ad opera di un Sergio Perez come raramente gli capita super reattivo al semaforo e poi rientrato nei ranghi, completando la doppietta Red Bull aperta classicamente da Max Verstappen.
Sull’interminabile allungo finale di Baku, lungo i suoi viali alberati e nello stretto toboga tra le mura della Città Vecchia, il monegasco e la Scuderia vanno in cerca di un cambio di fortune, di una sterzata decisa, tale da cancellare nervosismi, voci di calo della passione reciproca e di un avvenire lontano da Maranello ma soprattutto - nella sostanza - di un avvio stagionale che vede lo stesso Charles al margine basso della top ten con sei soli punti all'attivo (a Jeddah) e il suo compagno di squadra spagnolo un po' più su (quinto) a quota venti punti - racimolati nelle prime due tappe mediorientali. Per non dire della Ferrari stessa solo quarta tra i Costruttori con ventisei punti (ovviamente), staccata di trenta e trentanove lunghezze da Mercedes ed Aston Martin. E soprattutto per non parlare di Red Bull: in orbita nello spazio esterno con 123 punti.
Baku deve necessariamente indicare una rotta precisa e dire se il focus ferrarista può ancora in qualche modo essere puntato sulla stagione in fondo ancora alle sue prime battute o se non sia invece il caso spostarlo sul prossimo anno, a perseguire obiettivi più distanti. Forse troppo per Leclerc che si guarda intorno ma intanto farebbe altrettanto bene a concentrarsi su una sfida interna che lo vede attualmente all'inseguimento di Sainz, dal quale era stato battuto a fine anno nel 2021 (prima stagione ferrarista di Carlos) , prendendosi poi una sonora rivincita (e il "titolo" di vicecampione del mondo) nel 2022. In questo sì facendo pari o quasi (ma non basta, naturamente!) con Vettel e Alonso: il tedesco due volte consecutive secondo nel Mondiale con la Rossa (2017 e 2018), l'asturiano addirittura tre: nella sua prima stagione ferrarista (2010) e poi lui pure back-to-back nel 2012 e nel 2013.