Bastava così poco per avere così tanto: Simone Inzaghi lo ha sottolineato dopo il 6-0 al Verona, l'Inter delle ultime partite non è figlia poi così lontana di quella di febbraio-marzo quando i gol non arrivavano e così i risultati, tanto da dover costringere la squadra alla rincorsa per la qualificazione alla prossima Champions League. Di fatto quello che è veramente cambiato dall'Empoli in poi - almeno in campionato visto che in Europa l'andamento è stato sempre convincente - è la percentuale di realizzazione delle tante occasioni create, unite alla capacità di fare meno errori di reparto in difesa.
Il percorso in Champions League ha aiutato a tenere la scintilla accesa nei calciatori, che con l'euroderby da giocare e una incredibile possibile finale hanno come ripreso fiducia pure in campionato. Aiutati che Dio ti aiuta, verrebbe da dire: le grandi prestazione europee sono servite a riaccendere le motivazioni in un finale di Serie A che prevede grandi sfide: vinta quella con la Lazio, mancano ancora Roma (sabato), Napoli (36.a) e Atalanta (37.a). I nerazzurri hanno il calendario più difficile delle contendenti al secondo, terzo e quarto posto ma d'altro canto si esaltano nei big match e possono dire di avere il destino nelle proprie mani, o quasi. E ora sembrano davvero aver realizzato di avere una grande occasione. Basta vedere il dato dei gol segnati nelle ultime tre partite, ben dodici: per fare un veloce confronto, basti dire che l'Inter prima dell'Empoli aveva impiegato ben 14 match per mettere insieme tredici reti... E così per i gol subiti: uno in tre partite, nelle precedenti tre erano stati tre.
D'altro canto è impossibile non dare parte dei meriti di questa risalita a Simone Inzaghi, che è riuscito a tenere la barra dritta dopo settimane di critiche, sia chiaro non interamente immeritate come ha lasciato trasparire l'allenatore nelle recenti interviste quando ha detto di "sapere da dove arrivavano". C'è stato il tempo delle sottolineature (la gestione del gruppo a livello motivazionale o dei cambi in corsa, per esempio), ora è giusto fare i complimenti al tecnico piacentino: non c'è un singolo giocatore - Skriniar a parte ma quello è un caso, anche triste da un certo punto di vista, a parte - che non sia coinvolto in questo finale di stagione, che non segua quella sorta di patto per un finale che può essere esaltante.