Da una parte sette partite di fila in campionato senza sconfitte, 3 vittorie, 4 pareggi, e con il portiere imbattuto in 4 occasioni. Dall'altra 4 successi consecutivi con 14 gol fatti e uno solo subito. Milan e Inter arrivano alla madre di tutti i derby con l'entusiasmo delle vittorie sulle romane e la convinzione di ritrovarsi in condizioni più che accettabili per affrontare una sfida così importante. Anche se, in questi casi, è spesso la capacità mentale di non farsi travolgere dai troppi significati di una partita di questo tipo, a fare la differenza.
Non ci sono dubbi che, anche se parliamo di Champions League, siamo sempre all'interno del calcio italiano. Difficile attendersi un grande spettacolo, a parte quello che arriverà da un San Siro vestito a festa. I due allenatori prepareranno le semifinali sulle caratteristiche degli avversari. Se a qualcuno venissero dei dubbi basterebbe riguardarsi le partite con Lazio e Roma. Pioli ha disinnescato le giocate chiave di Sarri piazzando le due ali e il centravanti a schermare il primo possesso e marcando a uomo in modo aggressivo i centrocampisti biancocelesti, sporcando così agli avversari le famose giocate "a muro". Bennacer ha azzannato Marcos Antonio e, allo stesso modo, Tonali e Krunic hanno chiuso ogni centimetro a Luis Alberto e Milikovic-Savic. Al resto hanno pensato un Theo Hernandez devastante e l'arrendevolezza imbarazzante della Lazio. Nemmeno la perdita di un giocatore chiave come Leao, sostituito benissimo da Saelemaekers, ha scalfito la superiorità rossonera.
L'Inter ha saputo dimostrare come sappia interpretare copioni diversi anche se il sistema di gioco resta sempre quello. All'interno di una partita complicata, contro un'avversaria che non concede niente, i nerazzurri sono stati in grado di aspettare e colpire approfittando di due errori individuali della difesa della Roma. Non è stata l'Inter arrembante vista nell'ultima mezz'ora con la Lazio o quella implacabile di Verona ma resta una squadra che, partendo da alcune giocate-tipo (il cambio di gioco da un esterno all'altro, come in occasione del gol di Dimarco, l'inserimento sistematico dei centrocampisti, il cambio di struttura della difesa quando imposta da dietro con l'avanzamento di uno dei tre centrali), sa interpretare le partite in modo polivalente. Anche perché poche squadre hanno la possibilità di inserire a partita in corso giocatori come Mkhitaryan e Lautaro Martinez, lasciando in panchina Dzeko per novanta minuti, come è successo a Roma...