Nel Milan senza scusanti c'è una nota positiva: non ha preso il terzo gol
I rossoneri hanno ancora la speranza di una clamorosa rimonta nel ritorno di martedì
Trovare delle note positive in un derby perso con due gol di scarto e dando l'impressione di essere nettamente inferiori agli avversari, può sembrare un esercizio sterile. Ma a qualcosa, il Milan, dovrà pure aggrapparsi. Il fatto di non aver preso il terzo gol tiene in vita i rossoneri quando, alla fine del primo tempo, la qualificazione sembrava definitivamente compromessa, viste le occasioni nerazzurre e la pochezza milanista.
Pioli, poi, può armarsi di lieve ottimismo pensando alla reazione della ripresa, con un Milan nettamente più vivo e che avrebbe potuto trovare il gol. Tutto questo, però, non può cancellare una prova imbarazzante per buona parte della partita, una replica della Supercoppa Italiana o del primo tempo del derby di ritorno. Certo, l'assenza di Leao ha pesato, e non poco. L'Inter ha potuto controllare Theo Hernandez e Saelemaekers con relativa facilità, non avendo bisogno di cercare il costante raddoppio sulla fascia come quando il portoghese, devastante nell'uno contro uno, è in campo.
Pioli ha provato a ripetere le mosse anti-Napoli con Bennacer a braccare il play avversario, in questo caso Calhanoglu, e Krunic e Tonali a tenere d'occhio Barella e Mkhitaryan. In avanti la costante ricerca del pallone lungo per le sponde di Giroud, per evitare il pressing dell'Inter. Ma più che l'aspetto tattico a fare la differenza è stata l'applicazione feroce, la superiorità in ogni zona del campo, la vittoria di ogni duello individuale da parte nerazzurra. Il Milan sembrava da un'altra parte, prima di tornare a San Siro nella ripresa. Pioli ha tentato il tutto per tutto mandando in campo Origi, provando a occupare tutti i corridoi verticali impostando a tre, alzando Theo, e sfruttando il movimento di un Tonali che sembrava veramente incapace di arrendersi, guidando il tentativo di rimonta milanista.
Difficile dare delle colpe all'allenatore rossonero. Basta soltanto vedere i cambi a disposizione di Inzaghi (Brozovic, De Vrij, Lukaku e Correa) rispetto ai suoi. Avere portato il Milan alla semifinale di Champions è già un'impresa da incorniciare. Ora non resta che ricompattarsi e tentare l'impresa. Di più, francamente, è difficile chiedergli.