Se si dovesse valutare la situazione di Inter e Milan alla luce degli ultimi 4 giorni, il confronto sarebbe impietoso. Per fortuna di Pioli e i suoi, però, nel calcio si può ribaltare tutto, da un risultato a un atteggiamento. A volte basta poco. E' altrettanto ovvio, in ogni caso, che i problemi, in casa rossonera, siano abbastanza evidenti. A partire da una rosa che abbassa il livello medio della squadra ogni volta in cui si sia costretti, o si voglia, cambiare qualche interprete.
Cosa che invece non succede (o succede senza grossi traumi) in casa nerazzurra. Inzaghi, insomma, può permettersi il turnover, anche minimo, Pioli no. In vista dell'Euroderby di ritorno, la madre di tutte le partite, era ovvio aspettarsi qualche rotazione, da una parte e dall'altra, tenendo conto, però, che non si possono perdere punti se si vuole sperare di continuare a sognare la Coppa più bella anche l'anno prossimo, senza essere costretti a vincerla quest'anno. Il Milan va a La Spezia con Kalulu, Pobega, Rebic e Origi titolari, per poi tentare le carte De Ketelaere (sempre più un corpo estraneo) e Adli. Pioli fa scendere Tonali in mezzo ai centrali in avvio d'azione, lasciando Pobega a centrocampo, affiancato dai laterali difensivi, e alzando i due esterni del 4-2-3-1, Saelemaekers e Origi, all'altezza di Rebic e Diaz.
La manovra non scorre fluida e non c'è nemmeno l'opzione della palla alta per Giroud, che entra a poco meno di 20 minuti dalla fine. Il Milan ha dei giocatori che ne orientano i meccanismi offensivi in modo molto più marcato di altre squadre. Senza Leao e il centravanti francese tutta la struttura offensiva ne risente. Pioli riparte dalle enormi motivazioni che avranno i suoi appena entreranno in campo a San Siro, dalla certezza di avere un vero e proprio leader in mezzo al campo, Tonali, e dalla speranza che Leao non risenta troppo dei recenti problemi.
Dall'altra parte Inzaghi si gode la certezza di aver ritrovato il Lukaku dell'era Conte e di avere a disposizione un Lautaro al massimo della forma. Poter scegliere di mandare uno come Dzeko, decisivo all'andata, in panchina, dimostra tutte le armi a disposizione del tecnico nerazzurro. Il suo turnover (D'Ambrosio, Bellanova, Gagliardini), non è tutto rose e fiori, se si valutano le tante occasioni avute dal Sassuolo. Il modo in cui i centrocampisti di Dionisi si lanciavano negli inserimenti in area, liberi di colpire indisturbati, deve essere uno spunto di riflessione per Inzaghi e di appunto mentale per Pioli. Il Sassuolo ha saputo gestire la gara senza nessun timore reverenziale. Tante occasioni e tanti ottimi spunti offensivi ma, a proposito della duttilità nerazzurra, l'Inter ha dimostrato di poter interpretare copioni diversi. Nel suo playbook c'è anche la verticalizzazione improvvisa o il contropiede manovrato. E quando la palla arriva al Lukaku dei tempi d'oro, è davvero complesso potersi difendere anche in superiorità numerica.